martedì 4 novembre 2008

La Zona

La tempesta è un luogo meraviglioso in cui abitare, situazione da vivere con serenità, tranquilla calamità naturale, scontro tra pari in un mondo impari ed incivile. Tempesta come metafora di un principio la cui fine non ci è dato di sapere, il sesso di nascosto in un fatiscente mezzo pubblico in pensione da tempo, paura tempestosa, prodigio terrificante, agio del tiepido ed umido interno fatto di decadenza e povertà, baci rubati ed osservati pur tuttavia appassionati ed intrepidi. Tempesta come principio di vita e di morte, evento ponte per lo scontro con l’apparente tranquillità di un nido di termiti in attesa di essere scoperto, prima che il legno, madre e nido, ceda all’inesorabile consumarsi della materia, sostanza porosa e labirintica, piena di falle e cedimenti, sorretta da un grande e trasparente velo di ipocrisia.
Privilegio e decadenza sono due fratelli gemelli legati indissolubilmente dall’indifferenza e dall’ignoranza, gemelli siamesi in eterno contrasto, l’uno per disgusto verso una apparenza troppo verace, l’altro per un eterno senso di inferiorità ed ingiustizia sociale. Due mondi separati da barriere fisiche finiscono per separarsi anche tramite altre barriere, psicologiche, pretestuose di giudizio razionale, ideologiche ed intolleranti. Forse però certe barriere nascono in conseguenza di importanti distacchi già consumatisi precedentemente, degenerano nell’incapacità di comprendere l’altro che ci sta accanto, come scintille di barbarie incendiano l’animo infiammabile delle persone, rendendole bestie senza pensiero e senza sentimento, pura rabbia, puro disgusto, disprezzo, odio, incomprensione, morte sociale e civile, uomini e donne di un’epoca in piena regressione.
L’unica speranza sta in pochi eletti, pochi contaminati dal germe dell’accoglienza e della comprensione, strepitanti e nobili animi che annaspano nel putrido terrore dell’egoismo di branco, di lupi mannari assetati di sangue, in attesa dell’eterno capro espiatorio che copra le piaghe del loro lusso e della loro assuefazione all’autoindulgenza, imputati e giudici di se stessi, giullari dell’oblio, vuoti contenitori di melma primordiale.
La zona siamo noi e quel mondo in piena regressione è il nostro.



venerdì 31 ottobre 2008

Le guzzanti fanno strike

Legge 6 agosto 2008, n. 133ca

"Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria"

Decreto-legge 1 settembre 2008, n. 137

"Disposizioni urgenti in materia di istruzione e università"

L'ordine è chiaro e limpido, il suicidio politico della Ministra Gelmini è studiato al dettaglio per coprire le spalle al più importante ed influente superministro Tremonti, qualcuno riesce pure a farci ridere su questi fattacci, forse il senso dell'ironia e del grottesco è indice di una forma di isteria collettiva, magari più semplicemente non ci rimane che piangere o ridere.
Rimane comunque la scottatura per un paese che sembra non riuscire ad imparare dai propri errori, che non riesce a crescere o a guardare al domani, in cui alla classe dirigente basta una piccola pausa mediatica rigenerativa, da faccia di bronzo, per ritrovare la fiducia di elettori ballerini di tip tap, irritati e sfiuciati oggi, pieni di belle proposizioni e pronti a seguire il proprio buon pastore fin dentro al più profondo dei dirupi domani.







domenica 26 ottobre 2008

Hip Hip Hurrà!!

Il PD raccoglie grandi masse in piazza, la gente protesta unita contro la barbarie del governo Berlusconi che inesorabilmente avanza sul terreno democratico (in senso stretto ovviamente), dalle parole di Veltroni sembra provenire un messaggio, almeno apparentemente, di speranza verso il futuro, non c’è una sola virgola del discorso che non funzioni, ogni metafora è perfettamente assestata, ogni riferimento politico azzerato (il paragone diretto brucerebbe l’inconsistenza del partito), sembra quasi di ascoltare le vecchie filastrocche delle nonne, quelle storielle che nel mondo rurale si raccontavano ai bambini per esortarli a fare qualsiasi cosa si cercasse di imprimergli, per andare a nanna e non aver paura del buio o del freddo, alzarsi presto alla mattina quando il sole ancora non degnava minimamente la terra del suo sguardo, zappare la terra, piegati in un eterno contatto con il sotto, provenienza e destino, attaccamento ineluttabile e beffardamente ironico, terra maleodorante per la quale si può soltanto provare repulsione, metafora di tutti gli escrementi depositatisi sopra di essa, ma che contemporaneamente trattiene a sé ogni cosa. Le filastrocche musicali e ironicamente apparentemente stupide, buffe e gioviali, tetre e piene di presagi nefasti, non si sono mai preoccupate troppo di portare alla luce soltanto la parte leggera e spensierata della vita e del futuro, si è sempre stati coscienti della natura beffarda e matrigna degli eventi che la caratterizzano, eppure le filastrocche di democratica speranza contengono tutto fuorchè la fatica, la difficoltà, l’inevitabile cammino in salita di un centrosinistra, non distrutto, inesistente ed inconsistente, riempiono gli occhi di banchetti lussuosi, grandi ideali, pensieri stupendi; riempiono gli occhi ma non riempiono il cuore, non destano interesse nelle menti veramente critiche di quell’antico centrosinistra che fu bandiera di lealtà, solidarietà, idealità, non tollerante delle ipocrisie, sempre pronto a mettersi in discussione, forse troppo, ma sicuramente con un accento di grande nobiltà, un galateo quasi incorporato, non perbenismo ma ricerca di un obiettivo eccelso quanto utopico. Walter parla in una platea perfettamente architettata, non si tratta dei buffi comizi pieni di falle, ma ricchi di contenuto, del buon vecchio mortadella, è finita quella sinistra impacciata, troppo modesta per ammettere di avere anche solo un merito, la sinistra concreta e che non sa comunicare al paese quello che ha fatto, non eccellente ma almeno compiuto, la sinistra dei litigi tra partitini di novecentesca memoria, tanti capetti, anzi galletti, tante idee, tavoli in eterna discussione sul dettaglio più adeguato alla situazione all’estremizzazione meglio assortita verso il rosso, il verde, il rosa e il bianco caldo, la sinistra delle proteste per le leggi vergogna e che scendeva in piazza con le bandiere dei girotondi, anche quelle di partito ma in netta minoranza. Ora il nuovo centrosidestra parla dall’alto della sua esperienza mediatica, assume i costumi dei migliori forzisti di primissima data, dei comizi di Forza Italia nel primo governo Prodi, usa l’immagine edulcorata del propagandista, ha schiere di psicologi ed esperti in make-up, studia quale sia la forma migliore di comunicare un qualsiasi messaggio prima che questo sia anche soltanto stato concepito, forma poi contenuto, aspetto e poi significato, comunicazione e forse dopo anche (se proprio dobbiamo) azione.
Ma l’aspetto che più mi ha colpito è stata la scenetta da candidato americano alla casa bianca, Walter in mezzo alla folla a fare il populista popolano popolare, di tutto di più, popolano in onore alla buona vecchia e senza radici quercia di D’Alemiana stirpe, popolare per la rutelliana nobiltà neodemocristiana superconservatrice supercattolica e superconciliarista, populista a seguito dell’ottima lezione di alta politica da bar, ma soprattutto da stalla, di preberlusconiana preberlusconi memoria, manca soltanto un ultimo ingrediente, quel pizzico di sguardo da bambi di Carfagnana provenienza, quell’aria sperduta di chi non sa perché ma si trova proprio a dover sostenere ciò che sta dicendo.
È dunque questo il destino di quel cammino evolutivo nato con il primo e storico ulivo? È questa la fine di tutte quelle belle parole che ci eravamo detti? Son dunque state solo favole della buona scrutinata?
Presentiamo al mondo il nuovo volto dell’opposizione al neo-post-fascismo delle banane Cuffare, una scatola di Panfilo pugliese, nelle vesti di pandora il buon vecchio D’Aly con a fianco i fedeli Ruty e Walty, subito dopo i fedeli pretoriani da distruzione politica di massa Francescyni, Betty Bynetty, Lady Madyan, etc…
Per il nuovo centrosidestra italiano, Hip Hip Hurrà! Hip Hip Hurrà! Hip Hip Hurrà! E andate tutti a cagare!

giovedì 9 ottobre 2008

Allarme, blog cancellato!!!

Qualcuno mi dica dove è finito il blog di Finazio!
Aveva annunciato la possibile chiusura, causa le continue minacce di vari emissari della santa sede.
La motivazione sarebbero le "scandalose" affermazioni che la sua libera opinione esprimeva quotidianamente, soprattutto rispetto alla rubrica nominata "la posta di Ratzinger", spero vivamente che la chiusura del blog derivi da una decisione personale del suo autore, anche se la cosa mi rattristerebbe, e non invece indotta da motivazioni rintracciabili nel clima di piombo che respiriamo rispetto al ritorno del papa-re (che metto minuscolo di proposito).
Vorrei invitare tutti i blogger che da qui passano, soprattutto i suoi lettori, a scrivere sull'argomento, sperando di scoprire la fine di un'angolo di informazione e critica democratica.

Ecco il link, ora inesistente, del blog

Finazio

mercoledì 8 ottobre 2008

Le lezioni non bastano mai

Certe riflessioni sono sempre necesarie ad evitarci la penosa debacle di ricadere nei nostri errori passati, a quanto pare però il nostro passato non sempre basta ad insegnarci come guardare al futuro onestamente, anche con spirito di sacrificio magari.

Il mondo drogato della vita a credito

Non c'è altro da aggiungere a mio parere, l'articolo raggiunge il nucleo della situazione in maniera magistrale.

venerdì 3 ottobre 2008

Straight down

Ma se la strada da seguire non fosse una semplice fuga all’infinito, la linea dell’ignoto che si nasconde allo sguardo? Sicuramente bisogna seguire i propri desideri per poter raggiungere un ceck point di salvezza emotiva minimo.
Forse semplicemente è l’istinto a guidare ogni singola azione, ogni decisione importante sembra vincolata a difficoltose e virtuose riflessioni, tuttavia la scintilla che fa scattare la decisione finale rimane sempre indissolubilmente legata alla sfera emotiva.
Meglio dormirci sopra, troppo poco ossigeno, tanta insicurezza.

sabato 20 settembre 2008

Le tre scimmie



Magnifica visione, assolutamente da non perdere, strabiliante interpretazione dell'ipocrisia e del silenzio, il nulla della tragedia, l'omertà dei testimoni, la disgregazione invisibile dei legami intimi, l'incapacità di vivere, i rumori e gli odori dei luoghi e delle situazioni sono sempre presenti, si gli odori, provare per credere.
Non c'è altro da aggiungere, andate a vederlo

venerdì 19 settembre 2008

Porta e riporta














Sacconi mi sembra un’ottima e mascherata drag queen, parla con quel tono un po’ paternalista nascondendo la casalinga inacidita da troppe emozioni represse o simulate. Ieri a porta a porta ha messo in scena il suo ruolo palesemente costruito del ministro che tutto aveva fatto per non far decadere la trattativa tra CAI e parti sociali. Senza accorgersene continuava a mettere in atto quell’eterno ricatto che il governo e CAI hanno praticato da primo istante della trattativa, il piano non è mai stato discutibile, da quello si partiva ed a quello si tornava, ottimo sistema per confermare la situazione di decadenza continua dello stato sociale italiano.

Il drag-mago Sacconi ha continuato a far roteare il suo possente manico di scopa, con un mirabile colpo al cerchio seguito pedissequamente dal colpo alla botte, Bim! Bum! Bam!... è fantasia…Bim! Bum! Bam!... è ipocrisia…

Per trovare un capro espiatorio, ruolo già assegnato dal suo capo di governo all’ultimo lembo di protesta rimasto in questo paese, non poteva più puntare su una sinistra ormai inesistente, neppure sul tentativo di dare qualche colpa al PD visto che è ormai un’emanazione di rigetto dal PDL con aroma da UDC, allora l’ultima speranza di mettere in pratica la tattica scarica barile era di dare tutte le colpe alla CGIL. Ovviamente il rappresentante sindacale della CGIL non c’è stato a farsi assegnare tutte le colpe, tentativo già fallito a seguito del pessimo e millantante servizio proiettato da Vespa durante la trasmissione in cui invece di elencare i fatti si attribuivano delle intenzioni – ottimo giornalismo direi – ed ha spiegato con chiarezza come le trattative si erano svolte, quali i no proferiti e quali i sì, ovviamente drag-mago Sacconi per recuperare alla gaffe appena fatta ha deciso di colpire questa volta la botte – il cui rappresentante sindacalista dell’ANPAC era presente – ammettendo quali fossero le richieste – presunte – dei piloti dell’associazione ANPAC, ottiene immediatamente la risposta della suddetta e comincia ad entrare in escandescenza, allora il Cardinal Vesponi prende la situazione in mano e dà la parola alle due cariatidi-mastino presenti alle sue spalle Mario Giordano direttore del Giornale – che ha messo in scena un acuto degno di una Callas prima della morte del cigno – e il direttore del giorno, entrambi protesi a proferire il loro giudizio universale sui peccatori di Alitalia che irresponsabilmente avevano fatto decadere la trattativa di CAI cai…, stupidi privilegiati che pretendevano di non subire le conseguenze di una direzione irresponsabile e corrotta – chi vi credete di essere? – il tuo capo ha mandato in fallimento l’azienda per cui lavori? Paga tu anche per lui, ovvio.

Ma la cosa che più fa rigirare nel calderone le cosiddette è che hanno trovato come scusa le irresponsabilità del sindacato e della sinistra, quando il sindacato piloti e le sigle sindacali presenti in Alitalia fanno parte in maggioranza della loro medesima parte politica, i piloti italiani sono tutti passati dall’aeronautica militare, hanno gradi militari sul petto, non sono elettori di sinistra, se lo sono ampiamente votato questo governo ed ora ne pagano aspramente le conseguenze insieme a tutti i dipendenti dell’azienda che a giorni si troveranno semplicemente disoccupati, stop!

Maga magò Sacconi faccia il piacere di non presentare i suoi toni paternalisti in pubblico, elevando il salottino buono del Cardinal Vesponi a tribunale statale e morale del paese, non ne abbiamo bisogno, saremmo contenti di vedere da parte di questo governo atteggiamenti adeguati a chi rappresenta quella carica istituzionale, correttezza giuridica ed istituzionale e deontologia professionale, parole aliene a questa classe politica, soprattutto alla cara drag-maga Sacconi.

giovedì 18 settembre 2008

100, e anche 200!

Tanto, tanto e buono cioccolato…
Ci sono quelle giornate in cui hai bisogno di combinare qualcosa per sentirti più dolce, a me capitano molto spesso, soprattutto faccio in modo che continui a capitare spesso per mantenere il mio peso precario…
Oggi è la giornata della sacher, una splendida ricetta per inaugurare la giornata….
Molte sono le ricette che girano su internet e altrettante si trovano sui libri, io sono sempre il solito criticone e perfezionista quindi metto qui la mia variante, una delle centinaia già fatte – tanto l’origginale nun ce la fanno vvede, sti streronzi crukki del’Austria, se la tenessero loro nel loro hotel sacher, maiali…
Ehm, riprendo da dove ero rimasto, dunque la mia ricetta è la seguente:
Ingredienti per l’impasto:
100 gr di farina
90 gr di burro
100 gr di zucchero
150 gr di cioccolato (da prendere tra i più fini sennò rovina l’impasto)
5 uova
2 cucchiaini di bicarbonato
Una presa di sale (che si senta, non uno sputo e neanche modello sale romagnolo..ossia sale condito)

Per la farcitura circa 100 gr di marmellata di albicocche (in ogni caso dovrebbe essere sufficiente a cospargere uniformemente il pane della torta, non siate avari e neanche esagerati – è comunque una torta al cioccolato – meglio se fate uso di una marmellata senza zucchero, solo frutta, sono facilmente reperibili nei supermercati – non dovrei fare pubblicità, ma ho trovato una marmellata albicocche e lime della coop che è la fine del mondo, esalta il cioccolato all’ennesima potenza :-P)

Per la glassa:
150 gr di cioccolato fondente (mi raccomando molto fine, altrimenti fa i grumi in cottura, non il cioccolato coop, neanche i prodotti di altri supermercati, dalla novi lindt in su va bene – il novi non è caro ma qualitativamente pareggia e a volte supera il lindt)
100 gr di cioccolato al latte (stesso discorso)
80 gr di burro (preferibilmente i prodotti freschi, è sempre una glassa, il sapore deve essere molto fine)

Ehm… bene, gli ingredienti ci sono tutti direi, spero di non aver dimenticato nulla…
Fare sciogliere a bagnomaria il cioccolato dell’impasto, toglierlo dal fuoco e dal bagnomario… (:-), sbattere a crema, con un frustino elettrico il burro insieme allo zucchero – suggerimento 1, tenere il burro e le uova alla stessa temperatura, sennò le steronze impazziscono – aggiungere un uovo alla volta, ogni volta amalgamandolo con il resto prima di aggiungere il seguente, dovrebbe formarsi una crema molto simile ad una maionese, ovviamente non salata, aggiungere gradatamente il cioccolato fuso – che nel frattempo dovrebbe èssere calato di temperatura – pian piano aggiungere anche la farina - dopo averla setacciata insieme al bicarbonato – il risultato è un impasto denso e di colore non troppo scuro – non disperate il colore in cottura non delude (:-D), preparare uno stampo di 24 cm di diametro circa, imburrarlo e infarinarlo, distribuire il più uniformemente possibile l’impasto – potrebbe impennare dove inaspettatamente avevate lasciato un lecco di troppo, e anche tanto – mettete a cuocere nel forno a 170°c per 50 minuti circa, verificate sempre con lo stuzzicadente in ogni caso. Una volta terminata la cottura fate raffreddare la torta nello stampo – se si trattava di uno stampo apribile – fatela soltanto intiepidire e toglietela – nel caso di uno stampo chiuso.
































Eccola.. carina vero?? A me sembra abbastanza fotogenica, un po’ gonfia al centro, ma direi accettabile tutto sommato

Tagliare a metà l’impasto…. Vi avverto fa un profumo molto intenso – soprattutto se avete seguito il mio consiglio sul cioccolato – potreste avere un mancamento, allagamento delle fauci e allargamento delle pupille, la bocca si contrae in una smorfia di appagamento, i denti sono improvvisamente allo scoperto, ma… questo non è il libro della giungla e neppure cronaca di una belva affamata…
































Spalmare uniformemente la marmellata sulla prima metà, rovesciare l’altra metà sulla prima.

















Fare sciogliere a bagnomaria il cioccolato per la glassa, tenere attentamente d’occhio la consistenza della miscela, all’aggiunta del burro potrebbe formarsi qualche grumo, si ovvia facilmente aggiungendo qualche cucchiaino d’acqua e mescolando più velocemente, arrivati al termine si può versare la cioccolata sulla torta, operazione estremamente goduriosa, oserei dire lussuriosa…































Mettere il dolce in frigo finchè il cioccolato non abbia raggiunto la sua consistenza originale…

Et voilà la sacher è pronta!















Affettata















Fetta…

Gustosa

Un assaggio?? (:-P)

lunedì 15 settembre 2008

L’amore salverà il mondo?



Mi son chiesto, in una visita ad una metafisica esposizione di oggetti giganteschi, il senso di questo vertiginoso rincorrersi di nuovi capisaldi, punti di riferimento che perdono la motivazione che li ha generati in improbabili sabbie temporali. La poesia della ricerca e della manifestazione di nuove forme di pensiero, sfide per il presente, o piuttosto per il passato prossimo, piuttosto che per un’improbabile futuro relativo - prossimo, passa per apparenti linguaggi di pratica avveniristica, forgia la propria letteratura comunicativa di parole alterate, prese in prestito dal passato, “imperfetto” e non meglio specificato, in cui affonda la sua sempre improbabile memoria di ciò che è stato, o apparentemente a memoria viene richiamato.
La dimensione come forma comunicativa è radicata in concetti altamente fisici e terreni, così strettamente legati alla consistenza materica e alle leggi della plastica tradizionale, che per sua natura intrinseca non può e non potrà mai divenire neologismo, non potrà mai assurgere ad un superiore livello di comunicazione, se non per un fortuito caso di coincidenze e successive interpretazioni, rigorosamente soggettive – quindi estranee alla fonte originaria di pensiero – e molteplici.
L’alterazione del linguaggio a senso unico e ad opera di un unico senso – o punto di riferimento, vista – è estremamente utile alla massificazione della comunicazione, alla spettacolarizzazione di un aspetto – nella fattispecie quello dimensionale – che forzatamente diventa l’obiettivo e il fine definitivo dell’esternazione artistica.
Rimane sempre e fortunatamente “l’attimo fuggente” del colpo visivo del punto di vista soggettivo, condito di eventi estemporanei e aggiunte impreviste di nuovi eventi ad acutizzare un significato abusato. Il contrasto tra la speranza, grigia ma luminosa, e la solitudine della disperazione e della memoria storica di indimenticabili sofferenze, rattrista lo sguardo, mette in moto il pensiero memore di altrettante storie parallele, reali ed immaginarie, lasciando spazio ad un sentimento dubbiosamente positivo e malinconico, è davvero possibile?

venerdì 12 settembre 2008

Finding meaning

Come si traduce in linguaggio schietto l’ennesima prova del ripetersi di certi modelli comportamentali in differenti persone, che in comune hanno solo una cosa, essere tue amicizie strette? Esiste un termine unico per definire l’unicità comportamentale dell’autolesionismo affettivo? Lo cerco ma non lo trovo, dovrei spostarmi in Germania per poter avere un termine che anche solo lontanamente possa suggerire le sensazioni che mi suggeriscono certe simili situazioni, ci vuole una lingua lego, che si costruisce di volta in volta, assembla diverse componenti apparentemente in contrasto tra di loro per definire un nuovo concetto, neologismo quasi perfetto, quasi perché la spigolatura del linguaggio tedesco permette sì una pedissequa definizione nel dettaglio di ciò che si vuole indicare – o definire – ma è priva delle necessarie sfumature di interpretazione che il nostro linguaggio impreciso invece concede.
Tuttavia il tarlo della definizione mi perseguita, non mi permette di dormire, mi fa rigirare nel letto per nottate intere, fa saltare ogni mia capacità di autocontrollo, freme per far uscire allo scoperto la scintilla della comprensione, il ritrovamento di una perla rara, il punto della situazione, il fulcro di ogni evento.
Forse è semplicemente un conseguimento difficoltoso per l’irrazionalità che caratterizza certi atteggiamenti umani comuni, ma se l’ostacolo fosse solo questo non esisterebbero lingue di sorta, nessuna si sarebbe salvata dall’analisi della perfetta razionalità applicabile ad ogni singolo significato, tutte sono frutto di modificazioni ed errori consecutivi, traslazioni successive, cambiamento non perfettamente opposto di senso, appunto semplice traslazione. Continuo a non arrivare al centro della mia riflessione, giro in tondo per trovare una falla, una crepa che mi permetta di infiltrarmi e trovare la soluzione, sono un batterio che cerca di oltrepassare le barriere difensive delle proteine cellulari, voglio arrivare al nucleo per insediare la mia prole e generare una nuova schiera di batteri sempre più forti e combattivi.
L’esercito di liberazione del corpo dalle cellule malate sta preparandosi a sferrare l’ennesimo attacco, l’organismo potrebbe cedere, l’individuo potrebbe non farcela, ma il fine di questa battaglia è sicuramente giusto e meritevole. I fini non giustificano sempre i mezzi, esiste sempre un metodo corretto da applicarsi ad ogni situazione, esiste tuttavia anche una volontà che si oppone ad ogni forma di ingiustizia e sopraffazione, volontà non sempre presente, ma sicuramente esistente e in possesso di un diritto di recessione del contratto di buone maniere, quando queste divengano obsolete o inefficienti.
Ci vuole in definitiva un sano ed efficiente moto di ribellione, una scossa che trafigga dal suolo le anime scombussolate dall’apatia, piegate a volontà cui non appartengono, a desideri che non dovrebbero soddisfare, piegate nonostante non siano fatte di materiali elastici, nonostante non siano capaci di ritornare alla forma originaria una volta modificate, nonostante il rischio del mantenimento di una forma contorta ed incapace di assumere qualsiasi decisione, continuano nell’intento di adeguare la propria indole alla tirannia esercitata con le impotenti armi dell’amore, sotto le ridicole e vigliacche forme del ricatto.
Vili atteggiamenti atti ad asservire personalità sicuramente superiori a quella del proprio carnefice, non sufficientemente orgogliose per poter definire una linea di confine tra il diritto altrui ed il territorio emotivo di loro pertinenza.
La parola continua a rimanere lontana nello spazio e nel tempo, tuttavia il concetto ha preso forma, ha assunto le sembianze necessarie alla giusta comprensione, comprensione significa possibilità di affrontare una determinata situazione, significa avere l’arma vincente per cambiare uno stato di fatto, stravolgere e rompere un circolo vizioso, dare la morte a certi processi mortali dell’animo umano, quella capacità unica nel mondo animale della volontà autodistruttiva in onore di un ideale o di un essere superiore.

giovedì 11 settembre 2008

Estate 2008

È finita un’altra stagione estiva, finiscono le giornate lavorative doppie, i patimenti per il caldo afoso, la voglia di refrigerio ha raggiunto livelli insopportabili, refrigerio a livello non solo fisico, inteso come sensazione di pelle e meteorologica, ma anche a livello di tranquillità interiore.

Fine delle giornate stressanti al ristorante, fine dei sorrisetti incollati al volto, della finta empatia, delle emicranie da caldo e pressione bassa, fine di tutto questo e non solo.

Un’estate quella 2008 decisamente differente da quelle passate, si è costituito e consolidato uno splendido gruppo di amicizia, tutti ruotanti attorno ad una figura perno del nostro rapporto, una figura materna e calda, semplicemente speciale, primaverile, energica, estremamente positiva.

La ragazza che viene dall’altra parte dell’oceano si chiama Rose, ci ha trovati lei una serata grigia al circolo in cui nessuno si sarebbe aspettato una simile visita, ha portato la sua voglia di vivere e risvegliato gli animi più sopiti, per me è stato un’incontro illuminante ho conosciuto la mia nuova trasformazione, una nuova fase della mia vita che da tempo aspettava di uscire allo scoperto.

Le tracce del suo passaggio sono rimaste nei nostri incontri di quest’estate, nella memoria incisa a fuoco con il ferro caldo della sua presenza, nelle lacrime versate alla sua partenza, tante, infinite lacrime, tutte rivolte alla sua terra natia, Brasile, Rio de Janeiro, quanto spazio, quanta distanza.

La vista della partenza di una persona cara fa sempre sentire impotenti coloro che rimangono a terra, nel loro luogo d’origine, dà un senso di pesantezza, di inappropriatezza a volare, spiccare il volo per altre mete, non solo fisiche, ma anche interiori e di ricerca personale. Sembra di appartenere ad una contea si ibernati al suolo, congelati nel corpo e nella mente, predestinati a non vedere nessun cambiamento nel proprio orizzonte personale. Si risvegliano tutte le sensazioni legate ai nostri insuccessi, delusioni professionali e affettive, traguardi non ancora raggiunti, nuove mete da perseguire, speranze nel continuo miglioramento del proprio domani. L’insoddisfazione rispetto alla propria natura fortunatamente lascia spazio ad altre forme di desiderio, evitando il tracollo definitivo di un’autostima già in precario equilibrio statico.

Questa volta però rimane una viva speranza, voglia di rivedersi subito dopo la partenza, ferma volontà di mantenere fede alla parola data, un germoglio di profondo cambiamento ha messo le sue radici nel terreno della speranza futura. Tutto è possibile, basta una testarda volontà di perseguire l’obiettivo da raggiungere, oltre ogni distanza, oltre ogni difficoltà. Biglietto aereo di andata e ritorno, già comprato, pazzia già compiuta.

mercoledì 23 luglio 2008

Incontro con l’autore…


Non mi era mai venuta in mente la possibilità di incontrare uno degli autori che quotidianamente leggo, commento e lentamente imparo a conoscere. La dimensione virtuale della rete, ma soprattutto quella più intima e conoscitiva della rete dei bloggers, sembra comunque distante, altera, anche se mai asettica.

In questo stravolgimento estivo mi ritrovo a fare i conti invece con la materializzazione di tutto questo, ho finalmente l’occasione di incontrare uno dei bloggers che più stimo, sam, di “Non contro ma per”.

Tutto parte da una mail ricevuta un pomeriggio di domenica, la mattinata decisamente poco interessante passata al ristorante lasciava sulla pelle tutta la sensazione di caldo afoso e stanchezza estiva, stanchezza incrementata dai postumi del lavoro del sabato sera, spossatezza equina.

Nella pausa pomeridiana mi diletto sempre nella lettura delle mail, ormai è diventata un’abitudine quotidiana, soprattutto dopo l’abbandono subito dalla mia casella di posta elettronica (cause di forza maggiore), è un’attività rilassante, non fa accumulare calore – altro fattore estremamente importante – toglie l’attenzione dalle attività non propriamente stimolanti, mi riporta soprattutto nella mia dimensione personale…

Nel mio diverbio di riflessioni trovo qualcosa di insolito nella casella, ormai viziata da messaggi pubblicitari accumulatisi nel tempo, qualcosa è cambiato, un messaggio esterno è arrivato, la mia mail di nuovo un senso ha trovato… con le rime ho anche terminato.

Quale modo migliore di ricominciare se non con un’incontro con l’autore? Infatti la disponibilità telefonica di Sam mi ha immediatamente fornito la possibilità di testare questo passaggio dalla consistenza della rete a quella dell’etere, passaggio non deludente, anzi tutto ciò che temevo non è avvenuto, l’imbarazzo di una presentazione, le parole che faticano ad essere pronunciate, i silenzi dell’incognita sui possibili argomenti da affrontare. Tutte le mie preoccupazioni si sono vanificate nell’istante in cui mi sono presentato con il mio nome, le parole hanno riempito il resto e non hanno lasciato spazio ad imbarazzi di sorta. Non avrei mai creduto di poter assistere allo stupore di conoscersi prima ancora di essersi incontrati, visti di persona, misurati fisicamente e territorialmente, quella dimensione molto animale ed istintiva che nonostante tutto persiste nel nostro modo di agire.

Ci si mette d’accordo per vedersi a Parma - i nostri momenti liberi magicamente coincidono – il viaggio in treno si rivela un’esperienza da antinferno, la bandiera che però seguono gli innocenti passeggeri è la porta, nella speranza di arrivare prima possibile a destinazione, o il finestrino – dove non sono ermeticamente sigillati – nella speranza di agguantare una boccata d’aria - la costrizione di centinaia di persone alla condizione di un carro bestiame mi fornisce la dimensione civile delle nostre ferrovie .

L’agoniato arrivo a Parma mette a tacere tutti i miei rimuginamenti sull’assurda condizione di viaggio e sulle motivazioni per cui non avrei mai più preso un treno nazionale…etc.. etc..

La giornata è ridente, il solleone taglia il selciato del marciapiede in fasce di sofferenza ed altre apparentemente inerti, una tigratura di pietra e fuoco, su cui passano centinaia di piedi inermi rispetto al potenziale pericolo di avanzare – anche solo per qualche metro – a piedi scalzi, scandisce la nostra passeggiata di chiacchiere e scambi di opinione, una sensazione nostalgica mi percorre da cima a fondo, come se avessi già vissuto questa esperienza, ma dimentico che tutto scaturisce dal mio stupore nel trovarmi perfettamente a mio agio con questo sconosciuto, che sconosciuto non è.

Che persona straordinaria sam, stravolge ogni aspettativa, nell’incognita di chi avrei incontrato in quella stazione, alla ricerca di una possibile materializzazione di quello che credevo essere un uomo in età più avanzata, avevo generato in modalità ramdom tutte le possibili caratteristiche somatiche che potevano appartenere all’idea di persona che mi ero fatto. Tutte sono state inesorabilmente eluse e demolite, giovane e pimpante mi ha raggiunto all’uscita della stazione, mi ha dato una pacca sulla spalla e come se fossimo vecchi amici ci siamo avviati senza una precisa direzione verso la città.

Nella spensieratezza più ingenua la giornata è passata ed ha lasciato un alone armonioso nei miei ricordi, aggiungendo un’altra ampolla nella teca dei cari e degli amici.

venerdì 18 luglio 2008

180708



Dov’ero rimasto? Sicuramente lontano nel tempo e nei pensieri, lontano negli eventi, negli avvicendamenti che mi hanno tenuto lontano da ogni riflessione personale, lontano in percezione di un periodo meno florido e decisamente più impegnativo. 18 luglio 2008, forse è giunto il momento di ricominciare a pensare, non che la cosa venga periodicamente a mancare, semplicemente non si verbalizza la sua concretizzazione scritta, la pietrificazione di concetti evanescenti che velocemente passano nella mente, lasciando leggere tracce, non ha importanza alcuna lo spessore emotivo ed intellettuale che ricoprivano, la scia passa e perde forza, consistenza materica – non che ne abbia mai avuta una fisica, sicuramente a scopo puramente speculativo mentale – permette di vivere in un eterno presente, privo di un qualsiasi riscontro con la vita vissuta, eventi passati, ragionamenti perduti. L’eterno presente non solo non possiede passato, non sa considerare l’imperativo di un futuro imminente, anzi costantemente presente ad ogni singolo istante, tempo che subisce la costante metamorfosi di sé stesso in sé stesso medesimo, materia documentale e del nulla.

È quindi giunta l’ora di ricominciare, buon week end lavorativo e non

giovedì 22 maggio 2008

I Locustici



Suicidio di branco, anzi, suicidio di massa. Ogni anno non viene a mancare la notizia del suicidio di un gruppo di balene sulle coste di un qualsiasi continente, le spiegazioni che vengono date al fenomeno sono le più svariate: la perdita di senso dell’orientamento per l’alterazione del magnetismo terrestre, fenomeni di stress che fanno tornare ai mammiferi marini la nostalgia della terraferma, isteria di gruppo con conseguente reazione suicida.
Tutte le risposte sembrano interessanti a parimerito, sono dimentiche tuttavia dell’aspetto più interessante che riguarda la famiglia dei cetacei, la loro intelligenza, la capacità cognitiva unica rispetto agli altri mammiferi terrestri di entrare in contatto con l’uomo e riuscire con esso a comunicare ed interagire.
Sicuramente qualche estimatore del miglior amico dell’uomo potrebbe ribadire quanto i nostri amici a quattro zampe siano altrettanto intelligenti e comunicativi, tuttavia nella storia non soltanto i delfini ma tutta la famiglia dei mammiferi marini ha rivelato capacità fuori dalla norma all’interno del mondo animale, il linguaggio dei giganti è perenne oggetto di studio per la sua complessità espressiva, i comportamenti di branco rivelano un’intensa vita sociale e uno scambio di conoscenze, se poi si considera la dimensione della massa cerebrale in relazione a quella corporea si scopre di trovarsi di fronte ad esseri di pari capacità cognitiva rispetto all’uomo (di certi sicuramente superiore…).
Qui scatta un ragionamento a mio parere necessario, se questi giganti buoni del mare mostrano eccellenti dotazioni intellettive, una vita sociale variegata e uno stretto contatto tra i vari individui, non sarebbe diminutivo rivolgersi a cause meramente fisiche per spiegare questi fenomeni?
Certamente anche un uomo può perdere l’orientamento per problemi di tipo uditivo o per fenomeni legati alla perdita di contatto con le proprie memorie rispetto ai luoghi, ma sicuramente in una logica di branco esistono dei sostegni che gli altri membri forniscono ai malcapitati spaesati.
Che i colossi dell’oceano stiano comunicandoci quanto malridotte siano ormai le loro condizioni di vita? Quanto degradanti siano diventate le condizioni ambientali delle acque terrestri? È dell’altra settimana la notizia della presenza in pieno oceano di zone in cui l’acqua è arrivata a concentrazioni minime di ossigeno, zone in fase di piena espansione in cui ogni forma di vita sta velocemente morendo, a partire dal primo anello della catena alimentare.
Stiamo dimenticandoci del consumo assurdo cui sottoponiamo il nostro pianeta, dimentichiamo che all’interno di questo sistema si sono create le condizioni di nascita del ciclo vitale cui anche noi apparteniamo, non crediamo sia possibile che la fine del ciclo terrestre possa coincidere con la fine della nostra specie. I capi di stato parlano ininterrottamente di economia, tutte le preoccupazioni dei delegati dei popoli sono unicamente rivolte ad un virtuoso circolo economico e finanziario, tant’è che ci ritroveremo con un pianeta in cui le banche funzioneranno alla perfezione ed ogni finanziamento sarà impossibile per evitare turbamenti dell’equilibrio monetario, localizzato in una terra improduttiva in cui ogni forma di vita sarà a rischio di estinzione compresa la specie umana.
Un tempo mi venne raccontata una favola che parlava di un formica e di una locusta, intente a gestire uno scambio culturale tra abitanti del sottosuolo ed abitanti del marrone, stavano praticando un intenso scambio di opinioni sulle proprie abitudini di vita, nella favola il modello vincente si rivelava essere quello della formica, la realtà sembra essere una fusione perfetta dei due mondi, una vita fatta di lavoro e consumi sempre maggiori, siamo la specie dei locustica e riassumiamo in noi le caratteristiche di entrambi i popoli, moriamo ogni giorno di lavoro e nel tempo libero ci armiamo di portafoglio e carta del supermercato per andare a fare shopping nel primo centro commerciale di zona, che bella vita, che grandi aspirazioni!

giovedì 15 maggio 2008

E infine Artù chiamò a sè L'Ancillotto



Incredibile ma vero, Casini prende le difese di Di Pietro, Di Pietro assume il ruolo dell'ormai scomparsa Sinistra Radicale sbattendo finalmente in faccia al cavaliere tutte le vergogne che ammazzano il paese, le sue nella fattispecie.
E chi l'avrebbe mai detto? infine Il Dipietrone da buon vecchio democristiano si rivela più corretto di tutti gli ex PCI e Popolari della neo balena rosa PD..
Evvai Dippi continua così, fà vede a sti rinco del PIDDI come funziona la politica vera!

venerdì 9 maggio 2008

Diario di bordo


Prendo possesso della situazione, comincia una lenta ed impegnativa elaborazione, speculazione mentale sul nulla per ora, diatribe intestine sulle scelte da compiersi, il caos regna ancora sovrano ma lentamente lascia spazio a nuove idee, soluzioni ricercate o banali – ancora non è dato a sapersi – danzano un walzer in forme, colori, sensazioni, parole, tante parole; di nuovo soluzioni, di nuovo pensieri, la rincorsa affannata al traguardo decisionale si consuma in un terreno astratto, la parola ultima spetta forse al nonsenso, inaspettata al giro di vite si manifesta, fine, forse.

venerdì 25 aprile 2008

I ponti non collaudati

Mi auguro di poter festeggiare ancora per molto questa giornata... anche se andrò a lavorare tra cinque minuti, auguri a tutti, buon 25 di aprile. Teniamoci stretti questi stracci di democrazia che ancora coprono le nostre vergogne, abbiamo bisogno di pezze da rattoppo, prima di ritornare al peccato originale e alle foglie di fico.
Andate possibilmente a vedere lo spettacolo di Travaglio "promemoria", direi indispensabile per ricordarsi con chi abbiamo quotidianamente a che fare, sul sito ci sono le date dei successivi appuntamenti nel resto di Italia.

sabato 19 aprile 2008

Osservare

Ogni tanto passo molto tempo ad osservare gli altri, le persone che mi circondano, il ristretto o dilatato mondo che ho scelto di vivere, l’elite di filosofi e trogloditi che mi fa sentire a casa, nella follia quotidiana. La diversità è una ricchezza per me necessaria, serve a darmi la misura della molteplicità delle cose e degli eventi che mi circondano, completa la banalità del mio animo arido.

Spesso mi sento solo uno spettatore del teatro che ho costruito nei dintorni del mio guscio, non si tratta di mancanza di capacità decisionale, non è passività, è il dubbio che continuamente erode le pareti della mia individualità che determina questo ruolo da osservatore, testimone e grande ascoltatore.

Rimango sempre colpito da chi riesce a darmi una lettura del tutto trasversale alle mie ossessive posizioni relativamente assolutiste rispetto agli eventi, l’apparenza da moderato che assumo nei discorsi di facciata tradisce la mia natura da ribelle e distruttore, ogni tanto qualcuno intuisce qualcosa dallo sguardo ed ecco che mi sento profondamente colpito, forse è solo necessità di sentirmi scoperto, come quando da bambino vieni beccato dalla mamma con il cucchiaio completamente affondato nel vasetto della crema bicolore, l’operazione si chiama ripulitura della parte bianca ignorando completamente il lato oscuro della cioccolata, gnamm… è il gusto della trasgressione di regole imposte dagli altri e da noi stessi, voglia di fare tutto ciò che ci viene proibito, eccitazione febbricitante della pratica, palpitazioni a mille in attesa del minimo rumore pronti a scappare ed a nascondersi, falsificazione di ogni prova tangibile del delitto appena commesso, almeno il luminol non viene usato per i reati minori, basta leccare bene il cucchiaio e tutto brillerà di più.

Una volta cresciuti non possiamo più provare il gusto di una sana trasgressione, violazione di regole che al massimo della pena ci vedono andare a letto “senza i cartoni!!!”, allora diventa tutto un gioco psicologico, le lotte sono interne, dobbiamo cercare una via che passi dalla legalità, sono i nostri pensieri, le nostre idee, le azioni che compiamo sono fittamente filtrate dalle regole in cui siamo giornalmente immersi, i pensieri invece volano liberamente da un capo all’altro del globo, ci permettono di diventare sempre più simili alle nostre aspirazioni, forniscono nei nostri sogni un’obiettivo immaginario ideale e consolatorio, definiscono la nostra natura profonda.

È il nostro Inland empire, il caos primitivo delle immense praterie popolate da fantasmi, metropoli di carta da zucchero racchiuse in bolle di sapone, strade di legno su cui crescono vigorose spettacolari piante che producono macchine, camion e motorini, strade subacquee percorse a tutta velocità da ciclisti impazziti, uomini in gabbia studiati da inseparabili parlanti, gatti che brucano l’erba e mucche cannibali assetate di sangue.

Nella folla dei pensieri risiedono anche aspirazioni concrete che caratterizzano un modo di porsi all’esterno, sono l’indice della nostra vera individualità, aspettano appunto di essere scoperte, beccate in flagrante, sono egocentriche, sanno stare perfettamente al centro dell’attenzione, ma nessuno sa scorgere nel profondo dell’animo altrui, poche persone posseggono il dono della capacità di penetrare le spesse pareti. Raramente capita di incontrarne qualche esemplare, rimangono ricordi di incontri incancellabili, marcano profondamente il nostro modus operandi, forniscono un ulteriore metodo per creare un altro mondo incastonato nel precedente a sua volta contenuto in quello reale.

martedì 15 aprile 2008

Blog a lutto

Credo non ci sia una maniera confacente per descrivere sapientemente lo stato d’animo dei pochi italiani figli della democrazia, la parte del paese che si riconosce degli ideali di libertà fratellanza e uguaglianza sta scavandosi la fossa in cerca di riparo dal crollo imminente.

La valanga del Berlusconi terzo è arrivata, quello che più si temeva si è avverato in tinte ancora più fosche e pericolose, i miasmi dell’anticultura, antipolitica, antilegalità, anticiviltà, antipopolo, antimodernità, stanno depositandosi sul terreno patrio, hanno già cosparso di spore velenose i campi, presto nessuno sarà in grado di ricordare che cosa volesse dire libertà di opinione, libertà di stampa, separazione dei poteri, legittimità del suffragio popolare.

La demopopulista Italia mostra il suo lato oscuro, la doppia anima di questo paese ha perso il suo equilibrio interno nello scontro tra democrazia ed autoritarismo, quest’ultimo è infine il vincitore definitivo, il divario, che separa l’oscena proposta della ruberia da far west dall’autolesionismo sinistrorso, cresce, il paese retrocede, la civiltà va a farsi fottere!

Ho bisogno di riflettere con calma per poter parlare di questo disastro, ho continui conati, a volte mi sembra di soffocare…

Prendo tempo

domenica 13 aprile 2008

Il crepuscolo di un idea

Respiro l’aria viziata della mia tana, puzza, è stanca e velenosa, migliaia dei miei respiri l’hanno resa asfissiante, ossidata, stanca, melmosa, densa e putrefatta, tuttavia lasciare il mio giaciglio notturno continua a rimanere un impresa ardua da compiere, l’obbligo della decisione comincia a farsi strada quando la radio fa partire la riproduzione del CD dei Gotham project, la revancha del tango, il ritmo lento della prima traccia lentamente riporta un flusso normale di sangue nelle vene delle mie membra, lento, inesorabile, lievemente comincia il suo ritmo ridondante e semplice, fluente prosegue nel suo cammino, il volume si alza, il risveglio si avvicina, abbasso, mi giro, assumo la posizione fetale della mattina, quando non voglio abbandonare il mio comodo ventre materno, calore di chi mi ha dato la vita, liquido dentro cui mi sveglio ogni mattina, fluido vitale memore del mio passato infante, del presente predecadente, del futuro inconsistente ad esso legato, di uno scorrere temporale inesorabile, di cui prendo crudamente coscienza mentre pulisco il mio ano dopo aver espulso i miei rifiuti nel bagno del ristorante dove lavoro, prima di iniziare il servizio del pranzo.

Dove sono rimasto? Certo… la voglia di sparire improvvisamente, di non cominciare neppure questa orribile ed incerta giornata, il desiderio di non essere, o semplicemente non dover aver parte nello svolgimento della corrida, il triste spettacolo dell’arena in cui bestie e schiavi si scontrano per la propria sopravvivenza, il luogo in cui ogni barlume di civiltà viene a mancare per lasciare posto alla battaglia delle parti avverse, la logica della ragione assoluta, l’assioma dell’infallibilità delle proprie scelte. Squilla dirompente la seconda sveglia, quella dell’insopportabile apparecchio telefonico, maledizione e segnale inconfondibile di una dipendenza dalle necessità altrui inconciliabile con una forma di pensiero formata con una comunicazione diretta e discontinua, ma non basta il suo suono metallico e assordante a farmi desistere, la mia mamma rimane il mio inseparabile nido, la mia protezione prima ed ultima, voglio ancora dormire, godere del calore racchiuso sotto il manto morbido della mia coperta, non importa se sto nella mia puzza notturna, non fa niente se le mie cellule cerebrali stanno soffrendo per la mancanza d’ossigeno della mia stanza, non posso abbandonarmi alla triste realtà. Continuo nella maratona del mio intorpidimento fino a quando non squilla un altro allarme, il messaggio del risveglio passa attraverso il sogno, apparentemente piacevole, che veniva proiettato sul teleschermo della mia mente, non ricordo cosa stavo facendo, che cosa stava accadendo, l’essenza che mi costituiva, la natura umana o meno che mi caratterizzava in questa realtà parallela, sta di fatto che un evento traumatico mi riporta alla luce del mattino. È tardi e devo corre per preparami, non ho tempo di fare colazione, al limite riesco a trangugiare velocemente un succo di frutta, per evitare di svenire al secondo gradino della rampa del quarto piano del mio palazzo. Esco di casa, qui inizia una nuova giornata di vita, o forse non vita.

Inspiegabile il cielo che sovrasta questi miseri eventi quotidiani, impossibile penetrarne le oscure volontà, i futuri capovolgimenti, sembra una mescolanza perfetta tra autunno e primavera, termine ed inizio, morte e rinascita, ambigua situazione che apparentemente sembra volerci dire che gli occhi del mondo intero stanno osservandoci, l’attenzione della terra stessa è puntata sulle nostre miserie nazionali, non sa se essere triste o felice di ciò che sta accadendo, non si capacita di tale instabile situazione ambientale.

La riviera Romagnola si profila al mio orizzonte, la speculazione edilizia del turismo, l’aborto della produzione a tutti i costi di capitale, arricchimento sulle spalle del territorio, inurbamento sfrenato apparentemente calmo e tranquillo, immobile ma in costante evoluzione, in continua crescita, si sviluppa su sé stesso, nutre sé stesso, eleva fino al cielo la sua necessità di sopravvivere, la sua locusta natura vuole a tutti i costi sopravvivere alla naturale decadenza, la favola stravolta della locusta lavoratrice e della formica fondamentalista prosegue il suo corso.

M:"Sei andato a votare?"

P:"No, quando pensi che ci sia andato? Stanotte?"

M:"Mi raccomando, vota bene, Berlusconi ha detto che abolirà il bollo, il prossimo mese devo pagare 450 euro"

Silenzio, disapprovazione, pena, desolazione, infinita pena, compassione.

Il popolo sovrano sta avvalendosi del proprio diritto al voto, sta esprimendosi in merito alla classe politica che lo ha governato, decide di proseguire o meno nel suo sostegno ad un governo uscente depresso, una coalizione divisa, un panorama di tradizioni alterate e ideali stuprati dai burocrati del potere autoinflitto e autoalimentato. Mentre una massa informe di popolazione - retrocessa dal club degli appartenenti alla civiltà “moderna” al rango di non più indipendente e sovrana, di muffa d’Europa, piaga dell’occidente, entità decadente di un evoluzione mai avvenuta - si appropinqua ad usufruire del diritto, zuppo del sangue di chi in esso ha creduto, di decidere se avanzare o morire, di affidarsi alla più marcia espressione popolare populista e demagoga Europea - ma specificamente e solo italiana - all’involuzione senz’anima di idealismi persi durante un lungo percorso di snaturamento politico e civile, o infine, alla peculiarità degli ultimi - minoritari cavalieri - difensori dei pilastri di una cultura popolare nazionale ormai inconsistente, internamente dilaniata dell’illealtà di chi l’ha violata assumendosi incoscientemente la responsabilità di rappresentarla, tradendone le ragioni più profonde, originarie, ideali, civili. Mentre il rito dell’autolesionismo nazionale si mette in moto, mentre tutto questo caos prende consistenza nei volti dei fantasmi, travestiti da vivi, della politica italiana, sto svolgendo le mie mansioni di autosostegno economico, sto lavorando per persone che la pensano in maniera diametralmente opposta da me, che credono di possedere la loro infima verità morale nelle tasche, convinti che questa logica arraffazzonata di idealizzazione del giardino in cui ha dimora la propria casetta, difesa strenua dei valori strumentali e superficialmente dozzinali in cui sostengono di credere, lotta corporativa dell’istituzione in seno alla quale si abbeverano, disprezzo della legalità alla quale è sottoposta la parte più consistente della popolazione, fuga dalle regole per sostenere privilegi illegittimi e spesso in odore di favoritismi quasi mafiosi, sia legittima e non solo politicamente sostenibile ma eticamente imponibile.

Ma l’aspetto che desta e allarma le difese immunitarie del mio senso civico è l’enorme percentuale di aborigeni della democrazia che contemporaneamente a loro crede sia lecito sostenere questo aborto italiano, la possibilità di subire per l’ennesima non legislatura (detta anche mafiatura) il trattamento a retrocedere che ho avuto modo di sperimentare per cinque interminabili anni della mia vita, la gogna di parlare con i miei cugini continentali nella vergogna della mia appartenenza nazionale, lo stupro incivile dei miei diritti e della mia dignità di cittadino ad opera di perfetti incapaci patentati e laureati.

Il rientro è sotto la pioggia ma al mio arrivo le nubi si squarciano e sanguinano la gialla linfa solare, quasi a voler destare lo spirito combattivo del mio animo depresso, struggenti sono i minuti che precedono la decisione definitiva, dilaniante la ricerca di una soluzione possibile, questo sentimento di separazione interna, di inconsistenza di riferimenti, profonda e dolorosa indecisione.

Passo il tempo aspettando un possibile segnale, penso senza sosta al mio presente, il mio essere, il mio sentire, il mio piccolissimo mondo personale sta affrontando il suo ennesimo conflitto intestino, ma la decisione deve arrivare, l’attesa deve terminare, il dovere di esprimersi si deve materialmente configurare e definire fisicamente. Non condivido le considerazioni ottimiste che gli osservatori nazionali fanno rispetto all’attuale situazione, non penso che sia tutto così roseo, ma soprattutto non credo che le scelte fatte siano quelle giuste, non affido i miei sogni e le mie aspirazioni a chi sta tradendo la mia fiducia, a chi per seguire un’ideologia – o più precisamente un potere – calpesta la mia e altrui dignità umana, in quanto tale non negoziabile e neppure minimamente decurtabile, non passibile di opinioni nè si sorta nè di parte.

Anche se apparentemente una via sta delineandosi lungo il mio orizzonte decisionale prendo un andamento pesante lungo il percorso che mi separa dal patibolo del seggio elettorale, la mia scuola elementare, la depositaria dei miei sogni infantili, delle mie prime esperienze e delusioni, laboratorio dei miei primi scontri con la società e con l’istituzione, o chi la rappresenta. Il mio cuore è il depositario della pesantezza con cui ho preso la mia decisione definitiva, della croce precisa e ben definita che ho apposto sul simbolo in cui ho riposto le mie speranze di assoluzione e di parificazione civile, la voglia di assurgere alla classe A dei diritti, vana speranza? Forse. Tuttavia ho almeno la certezza di possedere ancora un anima, di non aver venduto al mercato delle banane la mia dignità e umanità, mi assumo pienamente la responsabilità della decisione presa con la certezza di essere ancora me stesso.

venerdì 11 aprile 2008

Elections

Miami 11/04/08,

Veltroni for president, Binetti for vice, yeah
all rights are reserved

martedì 8 aprile 2008

Silenzio!



No hai banda!
Memorie di eventi mai successi, transumanza degli animi dai propri corpi, rievocazione di amori perduti o semplicemente mai posseduti e neppure vissuti, storia che si riavvolge su sé stessa e ritrova la bandola della matassa in uno scambio di ruolo avvenuto solo tramite l’immaginazione di un sogno, un incubo, una previsione, ammonizione, pietra che pesa sull’animo di chi la porta.
Il desiderio che si trasforma in furia cieca, partoriente di mostruosi pargoli, le risate che portano rancore, che diventano grida di vendetta, lapidazione della sofferenza, sollievo della solitudine…
Silenzio!

venerdì 4 aprile 2008

Le invasioni barbariche



Non ero mai riuscito a vederlo, al cinema era passato senza che neppure me ne accorgessi, ero in Germania per un anno di Erasmus e di andare al cinema era l'ultima delle mie preoccupazioni, ora finalmente ho colmato questa incapienza e ne sono decisamente soddisfatto.

La Megafona

Ogni mattina in cui mi sveglio comincio una giornata fatta di tante esperienze diverse, il risveglio è sempre la fase peggiore, fisiologicamente sono predisposto a non terminare mai la giornata come a non iniziarla mai, sono prevalentemente un animale notturno.

Non posso però dimenticare l’importanza di quei tre quarti d’ora di riflessione che corrispondono alla fase di passaggio tra dormiveglia e risveglio parziale, semicoscienza e intolleranza mattutina. Si, intolleranza mattutina, sono una di quelle persone che rimangono intrattabili per tutto l’arco di passaggio tra notte e vita, i sonni poi non sono mai dei più tranquilli, data la palese incapacità di addormentarmi, quindi arrivato ad una soluzione di continuità tra i due mondi si sentono i giunti delle pareti encefaliche cedere a tanti stridolii, crepe e distacchi, attrito sofferto, insomma meglio non disturbar il can che dorme – o meglio l’orco che sta svegliandosi.

Ci sono tante storie che possono passare attraverso la nostra immaginazione, quelle che passano attraverso i nostri sogni lasciano sempre un impronta indelebile, anche se non ce ne accorgiamo; mutano la forma dei nostri ricordi ma non la loro sostanza; non sempre però i fatti non accaduti - ma pensati – sono piacevoli e rilassanti, spesso sono riflessioni su incongruenze che a fatica riusciamo ad ingoiare, le ingiustizie di chi non capisce cosa significhi rispettare gli altri per quello che sono, l’ignoranza di chi crede di avere la sola ed unica verità plausibile nelle proprie mani, la prepotenza di chi, in sostegno del proprio o altrui pensiero, pretende di piegare libere volontà ad assoggettamenti non specificamente giustificati.

L’ideologia che comanda la vita sociale ed impone i propri punti di vista, i megafoni della grande parrocchia italiana che dispiegano ancora una volta le loro ali luciferine e spargono semi di costrizione e supremazia giudiziaria, la loro, la corretta via da seguire viene dettata per legge – o più precisamente per peccato da evitare – definita nei minimi dettagli sulla base di dubbiosi precetti dottrinali.

La decadenza culturale che decide di passare al comando, di alzare la voce, la miglior difesa è sempre l’attacco, questi senza casta del mondo civile, questi pària del pensiero moderno, pretendono per assurdo di ribaltare le regole del gioco – ovviamente in proprio favore – facendo apparire come incivile colui che di fatto appartiene alle categorie dei civili e moderni, che al passo con i tempi ha evoluto il suo concetto di democrazia, adattandolo ai margini dello spazio vitale altrui. I sostenitori del dogma - invece di provare profonda vergogna per la propria condizione di reietti dell’evoluzione umana – assurgono al ruolo, non solo di giudici, ma di normalizzatori delle regole di convivenza, spingendosi fin dentro le case a dettare assurde regole di moralità.

Questa persona, questa talebana senza Burqa, suora senza velo, Papa del proprio 1% di parrocchiani elettori, regina denudata dalla propria apparenza moderata, estremista del pensiero unico, seguace Franchista di Escrivà de Balaguer, macchia indelebile ed intollerabile di assolutismo totalitario in un partico che si chiama Democratico, traditrice del suo stesso credo – l’uomo nasce libero è un precetto cristiano – demonizzatrice di chi ha saputo cogliere le occasioni che la vita gli ha dato la possibilità di vivere.

Questa Binetti, indefinibile deformazione della democrazia moderna, partorita da un assurda ideologia democristiana un tempo sociale, discarica di ogni libertà civile, tubo fonoassorbente di ogni libero pensiero, megafono rigurgitante ogni assurdità sancita in stanze vaticane amiche ed affini, questo obbrobrio antidemocratico ed incivile da dove prende la legittimazione alle affermazioni discriminanti e delegittimanti che costantemente espelle? Chi ha scritto il suo impronunciabile nome su quella dannata scheda elettorale il 9 di aprile del 2006? La risposta più dolorosa è negativa, nessuno!!! Nessuno aveva o avrebbe - in un partito di centrosinistra – votato una simile piaga, semplicemente questa pustola irritante ha attecchito al terreno parlamentare grazie alla innominabile legge Porcellum e all’intollerabile Francesco Rutelli, che dall’alto della propria posizione nel partito della margherita ha esplicitamente espresso la propria intenzione di sostegno per questa “tenera donna della politica”.

BINETTI ”ETEROSESSUALITA' VIA MAESTRA,NO A LEGGI SU DICO

Non voglio commentare ulteriormente, credo che le affermazioni di questa “donna dalla politica gentile” trovino da sole lo spazio che meritano.

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Ma questa chi se l'aspettava... il premio dieci e lode arriva davvero inaspettatamente, e pensare che c'erano tanti bravissimi blogger in giro per la rete...
Grazie Alice! grazie grazie grazie! più grazie di così non posso dire altrimenti mi impazzisce il programma di scrittura, mi parte l'antivirus in cerca di virus replicanti, attacco al computer la mia allergia ai pollini - e quant'altro - gli parte il processore e addio...
E adesso a chi lo mando il mio premio dieci e lode?
Credo proprio che lo darò a sam, visto l'orario penserà ad una fase acuta di pazzia notturna, ma non è assolutamente così.
Buonanotte e ancora grazie ali, da parte tua è un complimento ancora più grande.

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PREMIO DIECI E LODE PER SAM

REGOLE:

Che cos'è?

"Dieci e lode" è un premio, un certificato, un attestato di stima e gradimento per ciò che il premiato propone.
Come si assegna?

Chi ne ha ricevuto uno può assegnarne quanti ne vuole, ogni volta che vuole, come simbolo di stima a chiunque apprezzi in maniera particolare, con qualsiasi motivazione sempre che il destinatario, colui o colei che assegna il premio o la motivazione non denotino valori negativi come l'istigazione al razzismo, alla violenza, alla pedofilia e cosacce del genere dalle quali il "Premio Dieci e lode" si dissocia e con le quali non ha e non vuole mai avere niente a che fare.
Le regole:

1.
Esporre il logo del "Premio Dieci e lode", che è il premio stesso, con la motivazione per cui lo si è ricevuto. E' un riconoscimento che indica il gradimento di una persona amica, per cui è di valore (nel post originario c'è il pratico "copia e incolla");
2. Linkare il blog di chi ha assegnato il premio come doveroso ringraziamento;
3. Se non si lascia il collegamento al post originario già inserito nel codice html del premio provvedere a linkarlo (nel post originario c'è il pratico "copia e incolla");
4. Inserire il regolamento (nel post originario c'è il pratico "copia e incolla");
5. Premiare almeno 1 blog aggiungendo la motivazione.
Queste regole sono obbligatorie soltanto la prima volta che si riceve il premio per permettere la sua diffusione, ricevendone più di uno non è necessario ripetere le procedure ogni volta, a meno che si desideri farlo. Ci si può limitare ad accantonare i propri premi in bacheca per mostrarli e potersi vantare di quanti se ne siano conquistati.
Chi è stato già premiato una volta può assegnare tutti i "Premio Dieci e lode" che vuole e quando vuole, per sempre.

giovedì 3 aprile 2008

Testardamente de sinistra

Sul blog anellidifumo ho trovato quest'altro test per verificare la propria posizione in materia di psicopolitica, è fatto meglio della versione PIDDINA di repubblica... andateci!


Elezioni 2008. Io sono qui. E tu dove sei?

mercoledì 2 aprile 2008

Il sodalizio




Come un germoglio miracoloso che nasce in terreni aridi ed inospitali, capace di stupire il più disilluso degli umani, vaga senza meta fra le persone di fatta inconsistente alla ricerca di un approdo ospitale, in grado di comprenderne il senso più profondo, accrescerne la potenza e meraviglia, dilatarne il raggio d’azione, antenne paraboliche del più sociale e in contemporanea privato e conchiuso dei rapporti interpersonali, più solido dell’amicizia, più stretto del legame di sangue, più intenso e vissuto del rapporto amoroso, incomprensibile, desueto, ma soprattutto temuto da chi non lo possiede, o non ne conosceva l’esistenza.
Leggenda metropolitana per i comuni mortali, per i viventi per sé e pochi altri, per gli abitanti del branco, i lupacchiotti componenti della macchina inumana e crudele del gruppo, i fuggitivi della società, i colpevolisti, moralisti, ordinari, meccanici e macchinosi di una perversione fatta di luoghi comuni, dettami di bon ton popolare di bassa lega, i corpi di legittimazione di ogni fascismo popolare, meritocrazia del consueto, le fiaccole dei valori con la V maiuscola – e infarcita di mediocrità – i soldati orwelliani di un mondo che trasuda democrazia asfittica e consumata.
Sodalizio come scoperta, stupore della bellezza ancora posseduta da parte dell’umanità, punto d’arrivo di un intenso percorso di avvicinamento e comprensione reciproca, introspezione reciproca e reciproca compenetrazione dei pensieri, lume di convergenza di pensieri opposti e complementari, in costante ricerca di punti di incontro, visioni similari ma parziali di verità oggettive diversamente comprese ed acquisite, condivisione di tempo, pensiero, amicizia, collaborazione, affetto, sostegno, dissenso, scontro e ritrovo.
Talmente incomprensibile e confondibile da non essere riconosciuto neppure dai suoi possessori, da coloro che fortunatamente sono incappati nel suo eterno cammino, i prescelti di un si nobile e valoroso rapporto emotivo-consolidativo, il segno del suo passaggio si manifesta nei giorni amari caratterizzati dalla sua temporanea assenza, segnali di un declino all’orizzonte, cambiamento della sua natura, allarme doloroso di avvertimento, che lascia nel panico della scoperta di una splendida fortuna in via di dissolvimento. Che stupida ingenuità quella posseduta da chi è incapace di vedere quali abiti indossa la sua persona, in che luogo si era spinto, con quali persone aveva parlato, di quali scoperte era stato testimone, quale angolo incontaminato di umanità aveva assaporato.
Intanto tutto passa veloce, tempo, rapporti, come campi magnetici cambiamo polarità e finiamo per allontanarci, perderci, perdere e diventare più poveri.

lunedì 31 marzo 2008

Ricerca

Sono ossessionato da ciò che non so di desiderare, nasce nelle profondità del mio inconscio la necessità di un non plus ultra che ancora deve vedere la luce del pensiero. Le fasi alterne e psicotimiche della mia mente stanno metabolizzando una nuova meteora, ancora vago in esplorazione di questo nuovo mondo, cercando di afferrarne la natura, se non altro la forma, il contenuto e la sostanza.
Ruota attorno a me stesso l’incognita di ciò che ancora non conosco, non è potere, non è benessere, non è desiderio autodistruttivo, smania di eccessi, gigantismo incongruo per un animo in cerca dell’opposizione a tutti i costi, del contrasto preventivo, della virgola che pone l’accento sul dettaglio, della briciola che fa vacillare le fondamenta della roccaforte interiore. L’incognita possiede una sua vita propria e muove i pensieri più nobili ed evolutivi, ma attende comunque e sempre il proprio travaglio, brama il dolore della scintilla che la mette in luce e ne permette la comprensione, nascita, ingresso dirompente nell’inesorabile e banale quotidiano. Si nasconde nella coltre fumosa di caos tempestoso dell’astrazione mentale, mostra dettagli confusi del suo essere, cela l’aspetto più semplice quindi comprensibile della sua sostanza costitutiva, non ha alcun riferimento nell’esistente e si diverte a possedere intimamente l’attenzione dell’inventore che non sa di averla concepita, ignaro del come possa scoprirne i segreti, ma conscio della sua esistenza, esistenza ignota e grigia, del colore del nulla, dall’odore della notte, il suono dell’eco di una parola non pronunciata, la memoria di fatti mai avvenuti tuttavia reali nella pura invenzione, universo parallelo ma in rotta di collisione, lontano ma vicinissimo ed impercettibile, puro e scevro da contaminazioni esterne, concetto in itinere, evoluzione con fine non determinata, domanda ancora senza risposta.

sabato 29 marzo 2008

Quanto...

venerdì 28 marzo 2008

Tiè











Le cavità nasali occluse, le orbite compresse, la gola arida, i bronchi come ghiri-gori di sabbia si sgretolano al primo respiro, ronfano, sbraitano, il naso muto ascolta, sente di dover prendere parte all’opera dell’orchestra di fiati, ma qualcosa impedisce all’aria di fluire attraverso i labirinti delle sue gallerie interne. Ogni lettera liquida perde di significato, lo scambia con la gemella terreste, quella più dura, echi di suoni da caverna fuoriescono dalla cavità orale ogni volta che emette gemiti, le vibrazioni sono la forma di comunicazione più intensa, soprattutto l’unica interamente percepita, i suoni sono fiochi e ovattati, a volte neppure presenti, il mondo gira e va, volteggia allegro attorno alle membra stanche e intorpidite, fa una giravolta e poi si ferma lasciando l’effetto inerziale di proseguimento della rotazione, manca solo il fischio nelle orecchie e posso cominciare a fare il faro, quello di casa, dritto in piedi ma in equilibrio precario, il faro della camera da letto, della sala, della cucina, poco del bagno, il faro che emette un suono cupo e ronfante, di intensità variabile a seconda dei passaggi di merce nelle gallerie ai piani alti.

Ogni notte spero di allontanare il momento del sonno per allontanare a sua volta il momento del risveglio… in apnea totale, se passassi questo calice in un burattino meccanico celtico, vestito di verde, potrei sortire l’effetto che tutti speravano durante l’altro passaggio di stagione? Lo so che è come sparare sulla crocerossa, ma in fondo il mio è solo un atto di pietà estrema, è la stessa azione che siamo costretti a fare quando guardano il nostro animale domestico sofferente per una malattia terminale, scorgiamo quello sguardo che supplica l’eutanasia, in questo caso la malattia si chiama demenza cronica ma in fondo è altrettanto importante e distruttiva, guarda cosa combina nei cervelli bacati degli abitanti di quelle zone basse dell’est?!

Tanta ignoranza va compatita e compresa, dobbiamo imparare a diventare più tolleranti e altruisti nei confronti di persone bisognose di tante attenzioni, bisognose di una buona dose di audience televisiva, del sostegno elettivo degli abitanti della bassa, del sostegno del viagra – tutto sto celodurismo è difficile da sostenere – del cialis e quant’altro utile alla causa, e allora aiutiamoli questi poveracci a riprendere la via della civiltà – quella classica – gliela vogliamo dare una bella ripassata? Ripassiamoli!

giovedì 27 marzo 2008

Cor-da-ta






















Abbiamo una nuova cordata per l’Alitalia! Finalmente un gruppo nazionale si è proposto di interagire negli accordi di chiusura per la vendita dalla compagnia aerea nazionale, Air France potrebbe defilarsi come già è accaduto con la più prestigiosa ed efficiente Lufthansa.

Quali le proposte? Quali le soluzioni aziendali geniali messe in campo per risollevare le sorti, prima della fine della campagna elettorale, della prestigiosa compagnia di bandiera più stracciona d’Europa?

Semplicemente un tiro alla fune tra Arcore e Malpensa, la straordinaria capacità fisica dei padani sarà sufficiente a tenere in tensione un cavo metallico in sospensione, per poter finalmente collegare la città di Arcore con il proprio aeroporto Malpensa ed ovviare allo scandaloso mancato collegamento ferroviario tra città e aeroporto…

La bella e piacevole funivia non fungerà solo da collegamento, ma sarà anche una pregevole attrazione turistica , non sarà necessario un aereo militare, in una sbadata manovra ad alto rischio, a tranciare i cavi della funivia, come successe al Cermis, facendola precipitare nel vuoto con tutti i passeggeri a bordo in attesa di diventare un patè umano strapazzato; qui nella funivia Arcore-Malpensa o Malpensa-Arcone, sembra il ma che precede l’anche Veltroniano, sara lo spessore dei cavi a far cadere la cabina imperiale da 50 posti nel bel mezzo della città, sopra al Pirellone o alla Torre Velasca, a fornire spettatori al decadimento istituzionale e urbanistico cittadino. I cavi e la cabina verranno prodotti tutti dalla Lunari S.p.T. o società prendi tutto, che, per risparmiare sul costo dell’acciaio, utilizzerà cavi di un diametro minore sufficienti a trasportare i primi cento passeggeri per l’inaugurazione dell’impianto, andata e ritorno, poi chi si è visto si è visto, verranno chiuse le torri a caduta libera artefatta nei parchi di divertimento in favore della vera caduta nel vuoto nella funivia Malpensa-Arcore.

Se non fosse per quel sant’uomo del Berlusca, come farebbe sto paese a rimettersi in piedi, per poter continuare ad alimentare la reputazione da repubblica delle banane, o repubblica dei pomodori, credo sia più adatto come termine almeno è una produzione nazionale, repubblica chirurgicamente ringiovanita e liftata per nascondere rughe e solchi profondi, segnali del tempo che chiaramente indicano una marcescenza del substrato istituzionale e democratico di un sistema in tilt da molto tempo.

Cor-da-ta.. cor-da-ta… cor-da-ta… cor-Schplatt!!!...

mercoledì 26 marzo 2008

Chi NON votare?!

A ballarò si discuteva sull’eterno dubbio dell’elettore medio italiano, chi votare? Non credo che la trasmissione sia riuscita ed essere sufficientemente esaustiva, i discorsi tra politici, sembrano non solo impossibili da ascoltare, si accavallano continuamente come un rumore di fondo che diventa primario, sono spiacente ma non credo che il conduttore sia all’altezza del ruolo, il buon vecchio Santoro rimane la stella polare della tribuna politica contemporanea, sa mettere in riga anche quel biscione dello psiconano.

Ma chi votare in definitiva, vista la volgarità dei toni con cui finiscono per discutere i rappresentanti delle nostre più infime bassezze umane, tra rappresentanti di un garantismo becero di collusione mafiosa e condito di favoritismi a specifici settori delle alte sfere, o neolaburisti, sempre garantisti, dallo sguardo fisso e tremolante, le idee confuse in cui si intravede un miscuglio inconsulto tra un’idea post socialista della società e un liberismo filo-capitalista laccato di cattolicesimo e moralismo, chi crede di poterci prendere in giro con un nuovo testo sacro di promesse fatte ad un vento marzolino dispettoso e inquieto? Chi è ancora in grado credere di essere in possesso del diritto di sostenere la propria innocenza nella rappresentanza della decadenza nazionale? Ma soprattutto esiste qualcuno di questi popolani che ritiene di sentirsi rappresentato ancora da pupazzi di cemento e carta copiativa di assicurazioni e banche? Mazzette e favori? Ruberie malcelate? Interessi personali palesemente trapiantanti nel nucleo della cellula elettorale? Ideologie defunte? Fantasmi di Canterville?

Evidentemente qualcuno deve esserci, diversamente questi manichini della politica sarebbero stati sfrattati da tempo dai vari girotondini, seguaci di grillo e compagnia bella, il problema di fondo è che al popolino italiano questa politica piace perché lo rappresenta in pieno, ne è la proiezione su scala di rango superiore. Alla gente non piace il politico dello schieramento opposto, ma crede che il rappresentante del proprio schieramento sia assolutamente presentabile e riconoscibile come onesto e intellettualmente professionale e corretto.

Si parla tanto di vento dell’antipolitica ma questa è la terza legislatura eletta con una percentuale altissima di affluenza al voto, superiore al 70% degli aventi diritto al voto, nel resto d’Europa faticano a raggiungere il 65% scarso di affluenza, eppure i governi europei sono tutti mediamente più rappresentativi di una popolazione occidentale evoluta e corretta, una popolazione figlia non solo della rivoluzione francese o dell’illuminismo, ma cosciente del passaggio delle due guerre mondiali e dell’attuale stato di conservazione precaria del sistema capitalista cui appartiene come ex blocco atlantico. Io piuttosto che parlare di antipolitica parlerei di decadenza generale del paese Italia, decadenza prima di tutto civile e morale – intesa intellettualmente – decadenza dell’idea di democrazia che ha assunto in toto la deviazione dell’imposizione di una possibile opinione su tutte le altre.