venerdì 25 aprile 2008

I ponti non collaudati

Mi auguro di poter festeggiare ancora per molto questa giornata... anche se andrò a lavorare tra cinque minuti, auguri a tutti, buon 25 di aprile. Teniamoci stretti questi stracci di democrazia che ancora coprono le nostre vergogne, abbiamo bisogno di pezze da rattoppo, prima di ritornare al peccato originale e alle foglie di fico.
Andate possibilmente a vedere lo spettacolo di Travaglio "promemoria", direi indispensabile per ricordarsi con chi abbiamo quotidianamente a che fare, sul sito ci sono le date dei successivi appuntamenti nel resto di Italia.

sabato 19 aprile 2008

Osservare

Ogni tanto passo molto tempo ad osservare gli altri, le persone che mi circondano, il ristretto o dilatato mondo che ho scelto di vivere, l’elite di filosofi e trogloditi che mi fa sentire a casa, nella follia quotidiana. La diversità è una ricchezza per me necessaria, serve a darmi la misura della molteplicità delle cose e degli eventi che mi circondano, completa la banalità del mio animo arido.

Spesso mi sento solo uno spettatore del teatro che ho costruito nei dintorni del mio guscio, non si tratta di mancanza di capacità decisionale, non è passività, è il dubbio che continuamente erode le pareti della mia individualità che determina questo ruolo da osservatore, testimone e grande ascoltatore.

Rimango sempre colpito da chi riesce a darmi una lettura del tutto trasversale alle mie ossessive posizioni relativamente assolutiste rispetto agli eventi, l’apparenza da moderato che assumo nei discorsi di facciata tradisce la mia natura da ribelle e distruttore, ogni tanto qualcuno intuisce qualcosa dallo sguardo ed ecco che mi sento profondamente colpito, forse è solo necessità di sentirmi scoperto, come quando da bambino vieni beccato dalla mamma con il cucchiaio completamente affondato nel vasetto della crema bicolore, l’operazione si chiama ripulitura della parte bianca ignorando completamente il lato oscuro della cioccolata, gnamm… è il gusto della trasgressione di regole imposte dagli altri e da noi stessi, voglia di fare tutto ciò che ci viene proibito, eccitazione febbricitante della pratica, palpitazioni a mille in attesa del minimo rumore pronti a scappare ed a nascondersi, falsificazione di ogni prova tangibile del delitto appena commesso, almeno il luminol non viene usato per i reati minori, basta leccare bene il cucchiaio e tutto brillerà di più.

Una volta cresciuti non possiamo più provare il gusto di una sana trasgressione, violazione di regole che al massimo della pena ci vedono andare a letto “senza i cartoni!!!”, allora diventa tutto un gioco psicologico, le lotte sono interne, dobbiamo cercare una via che passi dalla legalità, sono i nostri pensieri, le nostre idee, le azioni che compiamo sono fittamente filtrate dalle regole in cui siamo giornalmente immersi, i pensieri invece volano liberamente da un capo all’altro del globo, ci permettono di diventare sempre più simili alle nostre aspirazioni, forniscono nei nostri sogni un’obiettivo immaginario ideale e consolatorio, definiscono la nostra natura profonda.

È il nostro Inland empire, il caos primitivo delle immense praterie popolate da fantasmi, metropoli di carta da zucchero racchiuse in bolle di sapone, strade di legno su cui crescono vigorose spettacolari piante che producono macchine, camion e motorini, strade subacquee percorse a tutta velocità da ciclisti impazziti, uomini in gabbia studiati da inseparabili parlanti, gatti che brucano l’erba e mucche cannibali assetate di sangue.

Nella folla dei pensieri risiedono anche aspirazioni concrete che caratterizzano un modo di porsi all’esterno, sono l’indice della nostra vera individualità, aspettano appunto di essere scoperte, beccate in flagrante, sono egocentriche, sanno stare perfettamente al centro dell’attenzione, ma nessuno sa scorgere nel profondo dell’animo altrui, poche persone posseggono il dono della capacità di penetrare le spesse pareti. Raramente capita di incontrarne qualche esemplare, rimangono ricordi di incontri incancellabili, marcano profondamente il nostro modus operandi, forniscono un ulteriore metodo per creare un altro mondo incastonato nel precedente a sua volta contenuto in quello reale.

martedì 15 aprile 2008

Blog a lutto

Credo non ci sia una maniera confacente per descrivere sapientemente lo stato d’animo dei pochi italiani figli della democrazia, la parte del paese che si riconosce degli ideali di libertà fratellanza e uguaglianza sta scavandosi la fossa in cerca di riparo dal crollo imminente.

La valanga del Berlusconi terzo è arrivata, quello che più si temeva si è avverato in tinte ancora più fosche e pericolose, i miasmi dell’anticultura, antipolitica, antilegalità, anticiviltà, antipopolo, antimodernità, stanno depositandosi sul terreno patrio, hanno già cosparso di spore velenose i campi, presto nessuno sarà in grado di ricordare che cosa volesse dire libertà di opinione, libertà di stampa, separazione dei poteri, legittimità del suffragio popolare.

La demopopulista Italia mostra il suo lato oscuro, la doppia anima di questo paese ha perso il suo equilibrio interno nello scontro tra democrazia ed autoritarismo, quest’ultimo è infine il vincitore definitivo, il divario, che separa l’oscena proposta della ruberia da far west dall’autolesionismo sinistrorso, cresce, il paese retrocede, la civiltà va a farsi fottere!

Ho bisogno di riflettere con calma per poter parlare di questo disastro, ho continui conati, a volte mi sembra di soffocare…

Prendo tempo

domenica 13 aprile 2008

Il crepuscolo di un idea

Respiro l’aria viziata della mia tana, puzza, è stanca e velenosa, migliaia dei miei respiri l’hanno resa asfissiante, ossidata, stanca, melmosa, densa e putrefatta, tuttavia lasciare il mio giaciglio notturno continua a rimanere un impresa ardua da compiere, l’obbligo della decisione comincia a farsi strada quando la radio fa partire la riproduzione del CD dei Gotham project, la revancha del tango, il ritmo lento della prima traccia lentamente riporta un flusso normale di sangue nelle vene delle mie membra, lento, inesorabile, lievemente comincia il suo ritmo ridondante e semplice, fluente prosegue nel suo cammino, il volume si alza, il risveglio si avvicina, abbasso, mi giro, assumo la posizione fetale della mattina, quando non voglio abbandonare il mio comodo ventre materno, calore di chi mi ha dato la vita, liquido dentro cui mi sveglio ogni mattina, fluido vitale memore del mio passato infante, del presente predecadente, del futuro inconsistente ad esso legato, di uno scorrere temporale inesorabile, di cui prendo crudamente coscienza mentre pulisco il mio ano dopo aver espulso i miei rifiuti nel bagno del ristorante dove lavoro, prima di iniziare il servizio del pranzo.

Dove sono rimasto? Certo… la voglia di sparire improvvisamente, di non cominciare neppure questa orribile ed incerta giornata, il desiderio di non essere, o semplicemente non dover aver parte nello svolgimento della corrida, il triste spettacolo dell’arena in cui bestie e schiavi si scontrano per la propria sopravvivenza, il luogo in cui ogni barlume di civiltà viene a mancare per lasciare posto alla battaglia delle parti avverse, la logica della ragione assoluta, l’assioma dell’infallibilità delle proprie scelte. Squilla dirompente la seconda sveglia, quella dell’insopportabile apparecchio telefonico, maledizione e segnale inconfondibile di una dipendenza dalle necessità altrui inconciliabile con una forma di pensiero formata con una comunicazione diretta e discontinua, ma non basta il suo suono metallico e assordante a farmi desistere, la mia mamma rimane il mio inseparabile nido, la mia protezione prima ed ultima, voglio ancora dormire, godere del calore racchiuso sotto il manto morbido della mia coperta, non importa se sto nella mia puzza notturna, non fa niente se le mie cellule cerebrali stanno soffrendo per la mancanza d’ossigeno della mia stanza, non posso abbandonarmi alla triste realtà. Continuo nella maratona del mio intorpidimento fino a quando non squilla un altro allarme, il messaggio del risveglio passa attraverso il sogno, apparentemente piacevole, che veniva proiettato sul teleschermo della mia mente, non ricordo cosa stavo facendo, che cosa stava accadendo, l’essenza che mi costituiva, la natura umana o meno che mi caratterizzava in questa realtà parallela, sta di fatto che un evento traumatico mi riporta alla luce del mattino. È tardi e devo corre per preparami, non ho tempo di fare colazione, al limite riesco a trangugiare velocemente un succo di frutta, per evitare di svenire al secondo gradino della rampa del quarto piano del mio palazzo. Esco di casa, qui inizia una nuova giornata di vita, o forse non vita.

Inspiegabile il cielo che sovrasta questi miseri eventi quotidiani, impossibile penetrarne le oscure volontà, i futuri capovolgimenti, sembra una mescolanza perfetta tra autunno e primavera, termine ed inizio, morte e rinascita, ambigua situazione che apparentemente sembra volerci dire che gli occhi del mondo intero stanno osservandoci, l’attenzione della terra stessa è puntata sulle nostre miserie nazionali, non sa se essere triste o felice di ciò che sta accadendo, non si capacita di tale instabile situazione ambientale.

La riviera Romagnola si profila al mio orizzonte, la speculazione edilizia del turismo, l’aborto della produzione a tutti i costi di capitale, arricchimento sulle spalle del territorio, inurbamento sfrenato apparentemente calmo e tranquillo, immobile ma in costante evoluzione, in continua crescita, si sviluppa su sé stesso, nutre sé stesso, eleva fino al cielo la sua necessità di sopravvivere, la sua locusta natura vuole a tutti i costi sopravvivere alla naturale decadenza, la favola stravolta della locusta lavoratrice e della formica fondamentalista prosegue il suo corso.

M:"Sei andato a votare?"

P:"No, quando pensi che ci sia andato? Stanotte?"

M:"Mi raccomando, vota bene, Berlusconi ha detto che abolirà il bollo, il prossimo mese devo pagare 450 euro"

Silenzio, disapprovazione, pena, desolazione, infinita pena, compassione.

Il popolo sovrano sta avvalendosi del proprio diritto al voto, sta esprimendosi in merito alla classe politica che lo ha governato, decide di proseguire o meno nel suo sostegno ad un governo uscente depresso, una coalizione divisa, un panorama di tradizioni alterate e ideali stuprati dai burocrati del potere autoinflitto e autoalimentato. Mentre una massa informe di popolazione - retrocessa dal club degli appartenenti alla civiltà “moderna” al rango di non più indipendente e sovrana, di muffa d’Europa, piaga dell’occidente, entità decadente di un evoluzione mai avvenuta - si appropinqua ad usufruire del diritto, zuppo del sangue di chi in esso ha creduto, di decidere se avanzare o morire, di affidarsi alla più marcia espressione popolare populista e demagoga Europea - ma specificamente e solo italiana - all’involuzione senz’anima di idealismi persi durante un lungo percorso di snaturamento politico e civile, o infine, alla peculiarità degli ultimi - minoritari cavalieri - difensori dei pilastri di una cultura popolare nazionale ormai inconsistente, internamente dilaniata dell’illealtà di chi l’ha violata assumendosi incoscientemente la responsabilità di rappresentarla, tradendone le ragioni più profonde, originarie, ideali, civili. Mentre il rito dell’autolesionismo nazionale si mette in moto, mentre tutto questo caos prende consistenza nei volti dei fantasmi, travestiti da vivi, della politica italiana, sto svolgendo le mie mansioni di autosostegno economico, sto lavorando per persone che la pensano in maniera diametralmente opposta da me, che credono di possedere la loro infima verità morale nelle tasche, convinti che questa logica arraffazzonata di idealizzazione del giardino in cui ha dimora la propria casetta, difesa strenua dei valori strumentali e superficialmente dozzinali in cui sostengono di credere, lotta corporativa dell’istituzione in seno alla quale si abbeverano, disprezzo della legalità alla quale è sottoposta la parte più consistente della popolazione, fuga dalle regole per sostenere privilegi illegittimi e spesso in odore di favoritismi quasi mafiosi, sia legittima e non solo politicamente sostenibile ma eticamente imponibile.

Ma l’aspetto che desta e allarma le difese immunitarie del mio senso civico è l’enorme percentuale di aborigeni della democrazia che contemporaneamente a loro crede sia lecito sostenere questo aborto italiano, la possibilità di subire per l’ennesima non legislatura (detta anche mafiatura) il trattamento a retrocedere che ho avuto modo di sperimentare per cinque interminabili anni della mia vita, la gogna di parlare con i miei cugini continentali nella vergogna della mia appartenenza nazionale, lo stupro incivile dei miei diritti e della mia dignità di cittadino ad opera di perfetti incapaci patentati e laureati.

Il rientro è sotto la pioggia ma al mio arrivo le nubi si squarciano e sanguinano la gialla linfa solare, quasi a voler destare lo spirito combattivo del mio animo depresso, struggenti sono i minuti che precedono la decisione definitiva, dilaniante la ricerca di una soluzione possibile, questo sentimento di separazione interna, di inconsistenza di riferimenti, profonda e dolorosa indecisione.

Passo il tempo aspettando un possibile segnale, penso senza sosta al mio presente, il mio essere, il mio sentire, il mio piccolissimo mondo personale sta affrontando il suo ennesimo conflitto intestino, ma la decisione deve arrivare, l’attesa deve terminare, il dovere di esprimersi si deve materialmente configurare e definire fisicamente. Non condivido le considerazioni ottimiste che gli osservatori nazionali fanno rispetto all’attuale situazione, non penso che sia tutto così roseo, ma soprattutto non credo che le scelte fatte siano quelle giuste, non affido i miei sogni e le mie aspirazioni a chi sta tradendo la mia fiducia, a chi per seguire un’ideologia – o più precisamente un potere – calpesta la mia e altrui dignità umana, in quanto tale non negoziabile e neppure minimamente decurtabile, non passibile di opinioni nè si sorta nè di parte.

Anche se apparentemente una via sta delineandosi lungo il mio orizzonte decisionale prendo un andamento pesante lungo il percorso che mi separa dal patibolo del seggio elettorale, la mia scuola elementare, la depositaria dei miei sogni infantili, delle mie prime esperienze e delusioni, laboratorio dei miei primi scontri con la società e con l’istituzione, o chi la rappresenta. Il mio cuore è il depositario della pesantezza con cui ho preso la mia decisione definitiva, della croce precisa e ben definita che ho apposto sul simbolo in cui ho riposto le mie speranze di assoluzione e di parificazione civile, la voglia di assurgere alla classe A dei diritti, vana speranza? Forse. Tuttavia ho almeno la certezza di possedere ancora un anima, di non aver venduto al mercato delle banane la mia dignità e umanità, mi assumo pienamente la responsabilità della decisione presa con la certezza di essere ancora me stesso.

venerdì 11 aprile 2008

Elections

Miami 11/04/08,

Veltroni for president, Binetti for vice, yeah
all rights are reserved

martedì 8 aprile 2008

Silenzio!



No hai banda!
Memorie di eventi mai successi, transumanza degli animi dai propri corpi, rievocazione di amori perduti o semplicemente mai posseduti e neppure vissuti, storia che si riavvolge su sé stessa e ritrova la bandola della matassa in uno scambio di ruolo avvenuto solo tramite l’immaginazione di un sogno, un incubo, una previsione, ammonizione, pietra che pesa sull’animo di chi la porta.
Il desiderio che si trasforma in furia cieca, partoriente di mostruosi pargoli, le risate che portano rancore, che diventano grida di vendetta, lapidazione della sofferenza, sollievo della solitudine…
Silenzio!

venerdì 4 aprile 2008

Le invasioni barbariche



Non ero mai riuscito a vederlo, al cinema era passato senza che neppure me ne accorgessi, ero in Germania per un anno di Erasmus e di andare al cinema era l'ultima delle mie preoccupazioni, ora finalmente ho colmato questa incapienza e ne sono decisamente soddisfatto.

La Megafona

Ogni mattina in cui mi sveglio comincio una giornata fatta di tante esperienze diverse, il risveglio è sempre la fase peggiore, fisiologicamente sono predisposto a non terminare mai la giornata come a non iniziarla mai, sono prevalentemente un animale notturno.

Non posso però dimenticare l’importanza di quei tre quarti d’ora di riflessione che corrispondono alla fase di passaggio tra dormiveglia e risveglio parziale, semicoscienza e intolleranza mattutina. Si, intolleranza mattutina, sono una di quelle persone che rimangono intrattabili per tutto l’arco di passaggio tra notte e vita, i sonni poi non sono mai dei più tranquilli, data la palese incapacità di addormentarmi, quindi arrivato ad una soluzione di continuità tra i due mondi si sentono i giunti delle pareti encefaliche cedere a tanti stridolii, crepe e distacchi, attrito sofferto, insomma meglio non disturbar il can che dorme – o meglio l’orco che sta svegliandosi.

Ci sono tante storie che possono passare attraverso la nostra immaginazione, quelle che passano attraverso i nostri sogni lasciano sempre un impronta indelebile, anche se non ce ne accorgiamo; mutano la forma dei nostri ricordi ma non la loro sostanza; non sempre però i fatti non accaduti - ma pensati – sono piacevoli e rilassanti, spesso sono riflessioni su incongruenze che a fatica riusciamo ad ingoiare, le ingiustizie di chi non capisce cosa significhi rispettare gli altri per quello che sono, l’ignoranza di chi crede di avere la sola ed unica verità plausibile nelle proprie mani, la prepotenza di chi, in sostegno del proprio o altrui pensiero, pretende di piegare libere volontà ad assoggettamenti non specificamente giustificati.

L’ideologia che comanda la vita sociale ed impone i propri punti di vista, i megafoni della grande parrocchia italiana che dispiegano ancora una volta le loro ali luciferine e spargono semi di costrizione e supremazia giudiziaria, la loro, la corretta via da seguire viene dettata per legge – o più precisamente per peccato da evitare – definita nei minimi dettagli sulla base di dubbiosi precetti dottrinali.

La decadenza culturale che decide di passare al comando, di alzare la voce, la miglior difesa è sempre l’attacco, questi senza casta del mondo civile, questi pària del pensiero moderno, pretendono per assurdo di ribaltare le regole del gioco – ovviamente in proprio favore – facendo apparire come incivile colui che di fatto appartiene alle categorie dei civili e moderni, che al passo con i tempi ha evoluto il suo concetto di democrazia, adattandolo ai margini dello spazio vitale altrui. I sostenitori del dogma - invece di provare profonda vergogna per la propria condizione di reietti dell’evoluzione umana – assurgono al ruolo, non solo di giudici, ma di normalizzatori delle regole di convivenza, spingendosi fin dentro le case a dettare assurde regole di moralità.

Questa persona, questa talebana senza Burqa, suora senza velo, Papa del proprio 1% di parrocchiani elettori, regina denudata dalla propria apparenza moderata, estremista del pensiero unico, seguace Franchista di Escrivà de Balaguer, macchia indelebile ed intollerabile di assolutismo totalitario in un partico che si chiama Democratico, traditrice del suo stesso credo – l’uomo nasce libero è un precetto cristiano – demonizzatrice di chi ha saputo cogliere le occasioni che la vita gli ha dato la possibilità di vivere.

Questa Binetti, indefinibile deformazione della democrazia moderna, partorita da un assurda ideologia democristiana un tempo sociale, discarica di ogni libertà civile, tubo fonoassorbente di ogni libero pensiero, megafono rigurgitante ogni assurdità sancita in stanze vaticane amiche ed affini, questo obbrobrio antidemocratico ed incivile da dove prende la legittimazione alle affermazioni discriminanti e delegittimanti che costantemente espelle? Chi ha scritto il suo impronunciabile nome su quella dannata scheda elettorale il 9 di aprile del 2006? La risposta più dolorosa è negativa, nessuno!!! Nessuno aveva o avrebbe - in un partito di centrosinistra – votato una simile piaga, semplicemente questa pustola irritante ha attecchito al terreno parlamentare grazie alla innominabile legge Porcellum e all’intollerabile Francesco Rutelli, che dall’alto della propria posizione nel partito della margherita ha esplicitamente espresso la propria intenzione di sostegno per questa “tenera donna della politica”.

BINETTI ”ETEROSESSUALITA' VIA MAESTRA,NO A LEGGI SU DICO

Non voglio commentare ulteriormente, credo che le affermazioni di questa “donna dalla politica gentile” trovino da sole lo spazio che meritano.

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Ma questa chi se l'aspettava... il premio dieci e lode arriva davvero inaspettatamente, e pensare che c'erano tanti bravissimi blogger in giro per la rete...
Grazie Alice! grazie grazie grazie! più grazie di così non posso dire altrimenti mi impazzisce il programma di scrittura, mi parte l'antivirus in cerca di virus replicanti, attacco al computer la mia allergia ai pollini - e quant'altro - gli parte il processore e addio...
E adesso a chi lo mando il mio premio dieci e lode?
Credo proprio che lo darò a sam, visto l'orario penserà ad una fase acuta di pazzia notturna, ma non è assolutamente così.
Buonanotte e ancora grazie ali, da parte tua è un complimento ancora più grande.

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PREMIO DIECI E LODE PER SAM

REGOLE:

Che cos'è?

"Dieci e lode" è un premio, un certificato, un attestato di stima e gradimento per ciò che il premiato propone.
Come si assegna?

Chi ne ha ricevuto uno può assegnarne quanti ne vuole, ogni volta che vuole, come simbolo di stima a chiunque apprezzi in maniera particolare, con qualsiasi motivazione sempre che il destinatario, colui o colei che assegna il premio o la motivazione non denotino valori negativi come l'istigazione al razzismo, alla violenza, alla pedofilia e cosacce del genere dalle quali il "Premio Dieci e lode" si dissocia e con le quali non ha e non vuole mai avere niente a che fare.
Le regole:

1.
Esporre il logo del "Premio Dieci e lode", che è il premio stesso, con la motivazione per cui lo si è ricevuto. E' un riconoscimento che indica il gradimento di una persona amica, per cui è di valore (nel post originario c'è il pratico "copia e incolla");
2. Linkare il blog di chi ha assegnato il premio come doveroso ringraziamento;
3. Se non si lascia il collegamento al post originario già inserito nel codice html del premio provvedere a linkarlo (nel post originario c'è il pratico "copia e incolla");
4. Inserire il regolamento (nel post originario c'è il pratico "copia e incolla");
5. Premiare almeno 1 blog aggiungendo la motivazione.
Queste regole sono obbligatorie soltanto la prima volta che si riceve il premio per permettere la sua diffusione, ricevendone più di uno non è necessario ripetere le procedure ogni volta, a meno che si desideri farlo. Ci si può limitare ad accantonare i propri premi in bacheca per mostrarli e potersi vantare di quanti se ne siano conquistati.
Chi è stato già premiato una volta può assegnare tutti i "Premio Dieci e lode" che vuole e quando vuole, per sempre.

giovedì 3 aprile 2008

Testardamente de sinistra

Sul blog anellidifumo ho trovato quest'altro test per verificare la propria posizione in materia di psicopolitica, è fatto meglio della versione PIDDINA di repubblica... andateci!


Elezioni 2008. Io sono qui. E tu dove sei?

mercoledì 2 aprile 2008

Il sodalizio




Come un germoglio miracoloso che nasce in terreni aridi ed inospitali, capace di stupire il più disilluso degli umani, vaga senza meta fra le persone di fatta inconsistente alla ricerca di un approdo ospitale, in grado di comprenderne il senso più profondo, accrescerne la potenza e meraviglia, dilatarne il raggio d’azione, antenne paraboliche del più sociale e in contemporanea privato e conchiuso dei rapporti interpersonali, più solido dell’amicizia, più stretto del legame di sangue, più intenso e vissuto del rapporto amoroso, incomprensibile, desueto, ma soprattutto temuto da chi non lo possiede, o non ne conosceva l’esistenza.
Leggenda metropolitana per i comuni mortali, per i viventi per sé e pochi altri, per gli abitanti del branco, i lupacchiotti componenti della macchina inumana e crudele del gruppo, i fuggitivi della società, i colpevolisti, moralisti, ordinari, meccanici e macchinosi di una perversione fatta di luoghi comuni, dettami di bon ton popolare di bassa lega, i corpi di legittimazione di ogni fascismo popolare, meritocrazia del consueto, le fiaccole dei valori con la V maiuscola – e infarcita di mediocrità – i soldati orwelliani di un mondo che trasuda democrazia asfittica e consumata.
Sodalizio come scoperta, stupore della bellezza ancora posseduta da parte dell’umanità, punto d’arrivo di un intenso percorso di avvicinamento e comprensione reciproca, introspezione reciproca e reciproca compenetrazione dei pensieri, lume di convergenza di pensieri opposti e complementari, in costante ricerca di punti di incontro, visioni similari ma parziali di verità oggettive diversamente comprese ed acquisite, condivisione di tempo, pensiero, amicizia, collaborazione, affetto, sostegno, dissenso, scontro e ritrovo.
Talmente incomprensibile e confondibile da non essere riconosciuto neppure dai suoi possessori, da coloro che fortunatamente sono incappati nel suo eterno cammino, i prescelti di un si nobile e valoroso rapporto emotivo-consolidativo, il segno del suo passaggio si manifesta nei giorni amari caratterizzati dalla sua temporanea assenza, segnali di un declino all’orizzonte, cambiamento della sua natura, allarme doloroso di avvertimento, che lascia nel panico della scoperta di una splendida fortuna in via di dissolvimento. Che stupida ingenuità quella posseduta da chi è incapace di vedere quali abiti indossa la sua persona, in che luogo si era spinto, con quali persone aveva parlato, di quali scoperte era stato testimone, quale angolo incontaminato di umanità aveva assaporato.
Intanto tutto passa veloce, tempo, rapporti, come campi magnetici cambiamo polarità e finiamo per allontanarci, perderci, perdere e diventare più poveri.