martedì 4 novembre 2008

La Zona

La tempesta è un luogo meraviglioso in cui abitare, situazione da vivere con serenità, tranquilla calamità naturale, scontro tra pari in un mondo impari ed incivile. Tempesta come metafora di un principio la cui fine non ci è dato di sapere, il sesso di nascosto in un fatiscente mezzo pubblico in pensione da tempo, paura tempestosa, prodigio terrificante, agio del tiepido ed umido interno fatto di decadenza e povertà, baci rubati ed osservati pur tuttavia appassionati ed intrepidi. Tempesta come principio di vita e di morte, evento ponte per lo scontro con l’apparente tranquillità di un nido di termiti in attesa di essere scoperto, prima che il legno, madre e nido, ceda all’inesorabile consumarsi della materia, sostanza porosa e labirintica, piena di falle e cedimenti, sorretta da un grande e trasparente velo di ipocrisia.
Privilegio e decadenza sono due fratelli gemelli legati indissolubilmente dall’indifferenza e dall’ignoranza, gemelli siamesi in eterno contrasto, l’uno per disgusto verso una apparenza troppo verace, l’altro per un eterno senso di inferiorità ed ingiustizia sociale. Due mondi separati da barriere fisiche finiscono per separarsi anche tramite altre barriere, psicologiche, pretestuose di giudizio razionale, ideologiche ed intolleranti. Forse però certe barriere nascono in conseguenza di importanti distacchi già consumatisi precedentemente, degenerano nell’incapacità di comprendere l’altro che ci sta accanto, come scintille di barbarie incendiano l’animo infiammabile delle persone, rendendole bestie senza pensiero e senza sentimento, pura rabbia, puro disgusto, disprezzo, odio, incomprensione, morte sociale e civile, uomini e donne di un’epoca in piena regressione.
L’unica speranza sta in pochi eletti, pochi contaminati dal germe dell’accoglienza e della comprensione, strepitanti e nobili animi che annaspano nel putrido terrore dell’egoismo di branco, di lupi mannari assetati di sangue, in attesa dell’eterno capro espiatorio che copra le piaghe del loro lusso e della loro assuefazione all’autoindulgenza, imputati e giudici di se stessi, giullari dell’oblio, vuoti contenitori di melma primordiale.
La zona siamo noi e quel mondo in piena regressione è il nostro.