sabato 20 settembre 2008

Le tre scimmie



Magnifica visione, assolutamente da non perdere, strabiliante interpretazione dell'ipocrisia e del silenzio, il nulla della tragedia, l'omertà dei testimoni, la disgregazione invisibile dei legami intimi, l'incapacità di vivere, i rumori e gli odori dei luoghi e delle situazioni sono sempre presenti, si gli odori, provare per credere.
Non c'è altro da aggiungere, andate a vederlo

venerdì 19 settembre 2008

Porta e riporta














Sacconi mi sembra un’ottima e mascherata drag queen, parla con quel tono un po’ paternalista nascondendo la casalinga inacidita da troppe emozioni represse o simulate. Ieri a porta a porta ha messo in scena il suo ruolo palesemente costruito del ministro che tutto aveva fatto per non far decadere la trattativa tra CAI e parti sociali. Senza accorgersene continuava a mettere in atto quell’eterno ricatto che il governo e CAI hanno praticato da primo istante della trattativa, il piano non è mai stato discutibile, da quello si partiva ed a quello si tornava, ottimo sistema per confermare la situazione di decadenza continua dello stato sociale italiano.

Il drag-mago Sacconi ha continuato a far roteare il suo possente manico di scopa, con un mirabile colpo al cerchio seguito pedissequamente dal colpo alla botte, Bim! Bum! Bam!... è fantasia…Bim! Bum! Bam!... è ipocrisia…

Per trovare un capro espiatorio, ruolo già assegnato dal suo capo di governo all’ultimo lembo di protesta rimasto in questo paese, non poteva più puntare su una sinistra ormai inesistente, neppure sul tentativo di dare qualche colpa al PD visto che è ormai un’emanazione di rigetto dal PDL con aroma da UDC, allora l’ultima speranza di mettere in pratica la tattica scarica barile era di dare tutte le colpe alla CGIL. Ovviamente il rappresentante sindacale della CGIL non c’è stato a farsi assegnare tutte le colpe, tentativo già fallito a seguito del pessimo e millantante servizio proiettato da Vespa durante la trasmissione in cui invece di elencare i fatti si attribuivano delle intenzioni – ottimo giornalismo direi – ed ha spiegato con chiarezza come le trattative si erano svolte, quali i no proferiti e quali i sì, ovviamente drag-mago Sacconi per recuperare alla gaffe appena fatta ha deciso di colpire questa volta la botte – il cui rappresentante sindacalista dell’ANPAC era presente – ammettendo quali fossero le richieste – presunte – dei piloti dell’associazione ANPAC, ottiene immediatamente la risposta della suddetta e comincia ad entrare in escandescenza, allora il Cardinal Vesponi prende la situazione in mano e dà la parola alle due cariatidi-mastino presenti alle sue spalle Mario Giordano direttore del Giornale – che ha messo in scena un acuto degno di una Callas prima della morte del cigno – e il direttore del giorno, entrambi protesi a proferire il loro giudizio universale sui peccatori di Alitalia che irresponsabilmente avevano fatto decadere la trattativa di CAI cai…, stupidi privilegiati che pretendevano di non subire le conseguenze di una direzione irresponsabile e corrotta – chi vi credete di essere? – il tuo capo ha mandato in fallimento l’azienda per cui lavori? Paga tu anche per lui, ovvio.

Ma la cosa che più fa rigirare nel calderone le cosiddette è che hanno trovato come scusa le irresponsabilità del sindacato e della sinistra, quando il sindacato piloti e le sigle sindacali presenti in Alitalia fanno parte in maggioranza della loro medesima parte politica, i piloti italiani sono tutti passati dall’aeronautica militare, hanno gradi militari sul petto, non sono elettori di sinistra, se lo sono ampiamente votato questo governo ed ora ne pagano aspramente le conseguenze insieme a tutti i dipendenti dell’azienda che a giorni si troveranno semplicemente disoccupati, stop!

Maga magò Sacconi faccia il piacere di non presentare i suoi toni paternalisti in pubblico, elevando il salottino buono del Cardinal Vesponi a tribunale statale e morale del paese, non ne abbiamo bisogno, saremmo contenti di vedere da parte di questo governo atteggiamenti adeguati a chi rappresenta quella carica istituzionale, correttezza giuridica ed istituzionale e deontologia professionale, parole aliene a questa classe politica, soprattutto alla cara drag-maga Sacconi.

giovedì 18 settembre 2008

100, e anche 200!

Tanto, tanto e buono cioccolato…
Ci sono quelle giornate in cui hai bisogno di combinare qualcosa per sentirti più dolce, a me capitano molto spesso, soprattutto faccio in modo che continui a capitare spesso per mantenere il mio peso precario…
Oggi è la giornata della sacher, una splendida ricetta per inaugurare la giornata….
Molte sono le ricette che girano su internet e altrettante si trovano sui libri, io sono sempre il solito criticone e perfezionista quindi metto qui la mia variante, una delle centinaia già fatte – tanto l’origginale nun ce la fanno vvede, sti streronzi crukki del’Austria, se la tenessero loro nel loro hotel sacher, maiali…
Ehm, riprendo da dove ero rimasto, dunque la mia ricetta è la seguente:
Ingredienti per l’impasto:
100 gr di farina
90 gr di burro
100 gr di zucchero
150 gr di cioccolato (da prendere tra i più fini sennò rovina l’impasto)
5 uova
2 cucchiaini di bicarbonato
Una presa di sale (che si senta, non uno sputo e neanche modello sale romagnolo..ossia sale condito)

Per la farcitura circa 100 gr di marmellata di albicocche (in ogni caso dovrebbe essere sufficiente a cospargere uniformemente il pane della torta, non siate avari e neanche esagerati – è comunque una torta al cioccolato – meglio se fate uso di una marmellata senza zucchero, solo frutta, sono facilmente reperibili nei supermercati – non dovrei fare pubblicità, ma ho trovato una marmellata albicocche e lime della coop che è la fine del mondo, esalta il cioccolato all’ennesima potenza :-P)

Per la glassa:
150 gr di cioccolato fondente (mi raccomando molto fine, altrimenti fa i grumi in cottura, non il cioccolato coop, neanche i prodotti di altri supermercati, dalla novi lindt in su va bene – il novi non è caro ma qualitativamente pareggia e a volte supera il lindt)
100 gr di cioccolato al latte (stesso discorso)
80 gr di burro (preferibilmente i prodotti freschi, è sempre una glassa, il sapore deve essere molto fine)

Ehm… bene, gli ingredienti ci sono tutti direi, spero di non aver dimenticato nulla…
Fare sciogliere a bagnomaria il cioccolato dell’impasto, toglierlo dal fuoco e dal bagnomario… (:-), sbattere a crema, con un frustino elettrico il burro insieme allo zucchero – suggerimento 1, tenere il burro e le uova alla stessa temperatura, sennò le steronze impazziscono – aggiungere un uovo alla volta, ogni volta amalgamandolo con il resto prima di aggiungere il seguente, dovrebbe formarsi una crema molto simile ad una maionese, ovviamente non salata, aggiungere gradatamente il cioccolato fuso – che nel frattempo dovrebbe èssere calato di temperatura – pian piano aggiungere anche la farina - dopo averla setacciata insieme al bicarbonato – il risultato è un impasto denso e di colore non troppo scuro – non disperate il colore in cottura non delude (:-D), preparare uno stampo di 24 cm di diametro circa, imburrarlo e infarinarlo, distribuire il più uniformemente possibile l’impasto – potrebbe impennare dove inaspettatamente avevate lasciato un lecco di troppo, e anche tanto – mettete a cuocere nel forno a 170°c per 50 minuti circa, verificate sempre con lo stuzzicadente in ogni caso. Una volta terminata la cottura fate raffreddare la torta nello stampo – se si trattava di uno stampo apribile – fatela soltanto intiepidire e toglietela – nel caso di uno stampo chiuso.
































Eccola.. carina vero?? A me sembra abbastanza fotogenica, un po’ gonfia al centro, ma direi accettabile tutto sommato

Tagliare a metà l’impasto…. Vi avverto fa un profumo molto intenso – soprattutto se avete seguito il mio consiglio sul cioccolato – potreste avere un mancamento, allagamento delle fauci e allargamento delle pupille, la bocca si contrae in una smorfia di appagamento, i denti sono improvvisamente allo scoperto, ma… questo non è il libro della giungla e neppure cronaca di una belva affamata…
































Spalmare uniformemente la marmellata sulla prima metà, rovesciare l’altra metà sulla prima.

















Fare sciogliere a bagnomaria il cioccolato per la glassa, tenere attentamente d’occhio la consistenza della miscela, all’aggiunta del burro potrebbe formarsi qualche grumo, si ovvia facilmente aggiungendo qualche cucchiaino d’acqua e mescolando più velocemente, arrivati al termine si può versare la cioccolata sulla torta, operazione estremamente goduriosa, oserei dire lussuriosa…































Mettere il dolce in frigo finchè il cioccolato non abbia raggiunto la sua consistenza originale…

Et voilà la sacher è pronta!















Affettata















Fetta…

Gustosa

Un assaggio?? (:-P)

lunedì 15 settembre 2008

L’amore salverà il mondo?



Mi son chiesto, in una visita ad una metafisica esposizione di oggetti giganteschi, il senso di questo vertiginoso rincorrersi di nuovi capisaldi, punti di riferimento che perdono la motivazione che li ha generati in improbabili sabbie temporali. La poesia della ricerca e della manifestazione di nuove forme di pensiero, sfide per il presente, o piuttosto per il passato prossimo, piuttosto che per un’improbabile futuro relativo - prossimo, passa per apparenti linguaggi di pratica avveniristica, forgia la propria letteratura comunicativa di parole alterate, prese in prestito dal passato, “imperfetto” e non meglio specificato, in cui affonda la sua sempre improbabile memoria di ciò che è stato, o apparentemente a memoria viene richiamato.
La dimensione come forma comunicativa è radicata in concetti altamente fisici e terreni, così strettamente legati alla consistenza materica e alle leggi della plastica tradizionale, che per sua natura intrinseca non può e non potrà mai divenire neologismo, non potrà mai assurgere ad un superiore livello di comunicazione, se non per un fortuito caso di coincidenze e successive interpretazioni, rigorosamente soggettive – quindi estranee alla fonte originaria di pensiero – e molteplici.
L’alterazione del linguaggio a senso unico e ad opera di un unico senso – o punto di riferimento, vista – è estremamente utile alla massificazione della comunicazione, alla spettacolarizzazione di un aspetto – nella fattispecie quello dimensionale – che forzatamente diventa l’obiettivo e il fine definitivo dell’esternazione artistica.
Rimane sempre e fortunatamente “l’attimo fuggente” del colpo visivo del punto di vista soggettivo, condito di eventi estemporanei e aggiunte impreviste di nuovi eventi ad acutizzare un significato abusato. Il contrasto tra la speranza, grigia ma luminosa, e la solitudine della disperazione e della memoria storica di indimenticabili sofferenze, rattrista lo sguardo, mette in moto il pensiero memore di altrettante storie parallele, reali ed immaginarie, lasciando spazio ad un sentimento dubbiosamente positivo e malinconico, è davvero possibile?

venerdì 12 settembre 2008

Finding meaning

Come si traduce in linguaggio schietto l’ennesima prova del ripetersi di certi modelli comportamentali in differenti persone, che in comune hanno solo una cosa, essere tue amicizie strette? Esiste un termine unico per definire l’unicità comportamentale dell’autolesionismo affettivo? Lo cerco ma non lo trovo, dovrei spostarmi in Germania per poter avere un termine che anche solo lontanamente possa suggerire le sensazioni che mi suggeriscono certe simili situazioni, ci vuole una lingua lego, che si costruisce di volta in volta, assembla diverse componenti apparentemente in contrasto tra di loro per definire un nuovo concetto, neologismo quasi perfetto, quasi perché la spigolatura del linguaggio tedesco permette sì una pedissequa definizione nel dettaglio di ciò che si vuole indicare – o definire – ma è priva delle necessarie sfumature di interpretazione che il nostro linguaggio impreciso invece concede.
Tuttavia il tarlo della definizione mi perseguita, non mi permette di dormire, mi fa rigirare nel letto per nottate intere, fa saltare ogni mia capacità di autocontrollo, freme per far uscire allo scoperto la scintilla della comprensione, il ritrovamento di una perla rara, il punto della situazione, il fulcro di ogni evento.
Forse è semplicemente un conseguimento difficoltoso per l’irrazionalità che caratterizza certi atteggiamenti umani comuni, ma se l’ostacolo fosse solo questo non esisterebbero lingue di sorta, nessuna si sarebbe salvata dall’analisi della perfetta razionalità applicabile ad ogni singolo significato, tutte sono frutto di modificazioni ed errori consecutivi, traslazioni successive, cambiamento non perfettamente opposto di senso, appunto semplice traslazione. Continuo a non arrivare al centro della mia riflessione, giro in tondo per trovare una falla, una crepa che mi permetta di infiltrarmi e trovare la soluzione, sono un batterio che cerca di oltrepassare le barriere difensive delle proteine cellulari, voglio arrivare al nucleo per insediare la mia prole e generare una nuova schiera di batteri sempre più forti e combattivi.
L’esercito di liberazione del corpo dalle cellule malate sta preparandosi a sferrare l’ennesimo attacco, l’organismo potrebbe cedere, l’individuo potrebbe non farcela, ma il fine di questa battaglia è sicuramente giusto e meritevole. I fini non giustificano sempre i mezzi, esiste sempre un metodo corretto da applicarsi ad ogni situazione, esiste tuttavia anche una volontà che si oppone ad ogni forma di ingiustizia e sopraffazione, volontà non sempre presente, ma sicuramente esistente e in possesso di un diritto di recessione del contratto di buone maniere, quando queste divengano obsolete o inefficienti.
Ci vuole in definitiva un sano ed efficiente moto di ribellione, una scossa che trafigga dal suolo le anime scombussolate dall’apatia, piegate a volontà cui non appartengono, a desideri che non dovrebbero soddisfare, piegate nonostante non siano fatte di materiali elastici, nonostante non siano capaci di ritornare alla forma originaria una volta modificate, nonostante il rischio del mantenimento di una forma contorta ed incapace di assumere qualsiasi decisione, continuano nell’intento di adeguare la propria indole alla tirannia esercitata con le impotenti armi dell’amore, sotto le ridicole e vigliacche forme del ricatto.
Vili atteggiamenti atti ad asservire personalità sicuramente superiori a quella del proprio carnefice, non sufficientemente orgogliose per poter definire una linea di confine tra il diritto altrui ed il territorio emotivo di loro pertinenza.
La parola continua a rimanere lontana nello spazio e nel tempo, tuttavia il concetto ha preso forma, ha assunto le sembianze necessarie alla giusta comprensione, comprensione significa possibilità di affrontare una determinata situazione, significa avere l’arma vincente per cambiare uno stato di fatto, stravolgere e rompere un circolo vizioso, dare la morte a certi processi mortali dell’animo umano, quella capacità unica nel mondo animale della volontà autodistruttiva in onore di un ideale o di un essere superiore.

giovedì 11 settembre 2008

Estate 2008

È finita un’altra stagione estiva, finiscono le giornate lavorative doppie, i patimenti per il caldo afoso, la voglia di refrigerio ha raggiunto livelli insopportabili, refrigerio a livello non solo fisico, inteso come sensazione di pelle e meteorologica, ma anche a livello di tranquillità interiore.

Fine delle giornate stressanti al ristorante, fine dei sorrisetti incollati al volto, della finta empatia, delle emicranie da caldo e pressione bassa, fine di tutto questo e non solo.

Un’estate quella 2008 decisamente differente da quelle passate, si è costituito e consolidato uno splendido gruppo di amicizia, tutti ruotanti attorno ad una figura perno del nostro rapporto, una figura materna e calda, semplicemente speciale, primaverile, energica, estremamente positiva.

La ragazza che viene dall’altra parte dell’oceano si chiama Rose, ci ha trovati lei una serata grigia al circolo in cui nessuno si sarebbe aspettato una simile visita, ha portato la sua voglia di vivere e risvegliato gli animi più sopiti, per me è stato un’incontro illuminante ho conosciuto la mia nuova trasformazione, una nuova fase della mia vita che da tempo aspettava di uscire allo scoperto.

Le tracce del suo passaggio sono rimaste nei nostri incontri di quest’estate, nella memoria incisa a fuoco con il ferro caldo della sua presenza, nelle lacrime versate alla sua partenza, tante, infinite lacrime, tutte rivolte alla sua terra natia, Brasile, Rio de Janeiro, quanto spazio, quanta distanza.

La vista della partenza di una persona cara fa sempre sentire impotenti coloro che rimangono a terra, nel loro luogo d’origine, dà un senso di pesantezza, di inappropriatezza a volare, spiccare il volo per altre mete, non solo fisiche, ma anche interiori e di ricerca personale. Sembra di appartenere ad una contea si ibernati al suolo, congelati nel corpo e nella mente, predestinati a non vedere nessun cambiamento nel proprio orizzonte personale. Si risvegliano tutte le sensazioni legate ai nostri insuccessi, delusioni professionali e affettive, traguardi non ancora raggiunti, nuove mete da perseguire, speranze nel continuo miglioramento del proprio domani. L’insoddisfazione rispetto alla propria natura fortunatamente lascia spazio ad altre forme di desiderio, evitando il tracollo definitivo di un’autostima già in precario equilibrio statico.

Questa volta però rimane una viva speranza, voglia di rivedersi subito dopo la partenza, ferma volontà di mantenere fede alla parola data, un germoglio di profondo cambiamento ha messo le sue radici nel terreno della speranza futura. Tutto è possibile, basta una testarda volontà di perseguire l’obiettivo da raggiungere, oltre ogni distanza, oltre ogni difficoltà. Biglietto aereo di andata e ritorno, già comprato, pazzia già compiuta.