giovedì 11 settembre 2008

Estate 2008

È finita un’altra stagione estiva, finiscono le giornate lavorative doppie, i patimenti per il caldo afoso, la voglia di refrigerio ha raggiunto livelli insopportabili, refrigerio a livello non solo fisico, inteso come sensazione di pelle e meteorologica, ma anche a livello di tranquillità interiore.

Fine delle giornate stressanti al ristorante, fine dei sorrisetti incollati al volto, della finta empatia, delle emicranie da caldo e pressione bassa, fine di tutto questo e non solo.

Un’estate quella 2008 decisamente differente da quelle passate, si è costituito e consolidato uno splendido gruppo di amicizia, tutti ruotanti attorno ad una figura perno del nostro rapporto, una figura materna e calda, semplicemente speciale, primaverile, energica, estremamente positiva.

La ragazza che viene dall’altra parte dell’oceano si chiama Rose, ci ha trovati lei una serata grigia al circolo in cui nessuno si sarebbe aspettato una simile visita, ha portato la sua voglia di vivere e risvegliato gli animi più sopiti, per me è stato un’incontro illuminante ho conosciuto la mia nuova trasformazione, una nuova fase della mia vita che da tempo aspettava di uscire allo scoperto.

Le tracce del suo passaggio sono rimaste nei nostri incontri di quest’estate, nella memoria incisa a fuoco con il ferro caldo della sua presenza, nelle lacrime versate alla sua partenza, tante, infinite lacrime, tutte rivolte alla sua terra natia, Brasile, Rio de Janeiro, quanto spazio, quanta distanza.

La vista della partenza di una persona cara fa sempre sentire impotenti coloro che rimangono a terra, nel loro luogo d’origine, dà un senso di pesantezza, di inappropriatezza a volare, spiccare il volo per altre mete, non solo fisiche, ma anche interiori e di ricerca personale. Sembra di appartenere ad una contea si ibernati al suolo, congelati nel corpo e nella mente, predestinati a non vedere nessun cambiamento nel proprio orizzonte personale. Si risvegliano tutte le sensazioni legate ai nostri insuccessi, delusioni professionali e affettive, traguardi non ancora raggiunti, nuove mete da perseguire, speranze nel continuo miglioramento del proprio domani. L’insoddisfazione rispetto alla propria natura fortunatamente lascia spazio ad altre forme di desiderio, evitando il tracollo definitivo di un’autostima già in precario equilibrio statico.

Questa volta però rimane una viva speranza, voglia di rivedersi subito dopo la partenza, ferma volontà di mantenere fede alla parola data, un germoglio di profondo cambiamento ha messo le sue radici nel terreno della speranza futura. Tutto è possibile, basta una testarda volontà di perseguire l’obiettivo da raggiungere, oltre ogni distanza, oltre ogni difficoltà. Biglietto aereo di andata e ritorno, già comprato, pazzia già compiuta.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Bravo. Così si fa. Si piange, il giusto, perché è comprensibile. Ma poi si risparmia e si compra il biglietto e ci si ritrovo e si continua, in altri modi, a vivere.
Questo è il modo più giusto di onorare l'amicizia e la vita!

Fortikaĵulo ha detto...

Non voglio entrare nel merito di ciò che hai scritto, rischierei solo di dire banalità, però una cosa te la voglio dire:
Mi piace molto come scrivi; in un mondo, quello dei blog, dove spesso si fa a gara a chi storpia meglio la nostra lingua... Esperanto (sto scherzando), fa piacere leggere i pensieri belli di un giovane che sa abbellire ancor più le sue riflessioni con un linguaggio profondo, ma leggero, scorrevole chiaro, non ricercato... Particolarmente bello questo post che profonde un'aura di sincero sentimento.
Ciao Pat.

Pat pat ha detto...

@sam
Pensa che da più o meno tutta la mia vita mi sono negato questa possibilità di esprimere certi semtimenti, ho sempre odiato il pianto e la tristezza, spesso ho lasciato spazio alla rabbiae alla provocazione, si cambia...
@irnerio
posso solo ringraziare, tutto il resto sarebbe di troppo, mi inchino al plauso e chiudo il sipario.