sabato 19 aprile 2008

Osservare

Ogni tanto passo molto tempo ad osservare gli altri, le persone che mi circondano, il ristretto o dilatato mondo che ho scelto di vivere, l’elite di filosofi e trogloditi che mi fa sentire a casa, nella follia quotidiana. La diversità è una ricchezza per me necessaria, serve a darmi la misura della molteplicità delle cose e degli eventi che mi circondano, completa la banalità del mio animo arido.

Spesso mi sento solo uno spettatore del teatro che ho costruito nei dintorni del mio guscio, non si tratta di mancanza di capacità decisionale, non è passività, è il dubbio che continuamente erode le pareti della mia individualità che determina questo ruolo da osservatore, testimone e grande ascoltatore.

Rimango sempre colpito da chi riesce a darmi una lettura del tutto trasversale alle mie ossessive posizioni relativamente assolutiste rispetto agli eventi, l’apparenza da moderato che assumo nei discorsi di facciata tradisce la mia natura da ribelle e distruttore, ogni tanto qualcuno intuisce qualcosa dallo sguardo ed ecco che mi sento profondamente colpito, forse è solo necessità di sentirmi scoperto, come quando da bambino vieni beccato dalla mamma con il cucchiaio completamente affondato nel vasetto della crema bicolore, l’operazione si chiama ripulitura della parte bianca ignorando completamente il lato oscuro della cioccolata, gnamm… è il gusto della trasgressione di regole imposte dagli altri e da noi stessi, voglia di fare tutto ciò che ci viene proibito, eccitazione febbricitante della pratica, palpitazioni a mille in attesa del minimo rumore pronti a scappare ed a nascondersi, falsificazione di ogni prova tangibile del delitto appena commesso, almeno il luminol non viene usato per i reati minori, basta leccare bene il cucchiaio e tutto brillerà di più.

Una volta cresciuti non possiamo più provare il gusto di una sana trasgressione, violazione di regole che al massimo della pena ci vedono andare a letto “senza i cartoni!!!”, allora diventa tutto un gioco psicologico, le lotte sono interne, dobbiamo cercare una via che passi dalla legalità, sono i nostri pensieri, le nostre idee, le azioni che compiamo sono fittamente filtrate dalle regole in cui siamo giornalmente immersi, i pensieri invece volano liberamente da un capo all’altro del globo, ci permettono di diventare sempre più simili alle nostre aspirazioni, forniscono nei nostri sogni un’obiettivo immaginario ideale e consolatorio, definiscono la nostra natura profonda.

È il nostro Inland empire, il caos primitivo delle immense praterie popolate da fantasmi, metropoli di carta da zucchero racchiuse in bolle di sapone, strade di legno su cui crescono vigorose spettacolari piante che producono macchine, camion e motorini, strade subacquee percorse a tutta velocità da ciclisti impazziti, uomini in gabbia studiati da inseparabili parlanti, gatti che brucano l’erba e mucche cannibali assetate di sangue.

Nella folla dei pensieri risiedono anche aspirazioni concrete che caratterizzano un modo di porsi all’esterno, sono l’indice della nostra vera individualità, aspettano appunto di essere scoperte, beccate in flagrante, sono egocentriche, sanno stare perfettamente al centro dell’attenzione, ma nessuno sa scorgere nel profondo dell’animo altrui, poche persone posseggono il dono della capacità di penetrare le spesse pareti. Raramente capita di incontrarne qualche esemplare, rimangono ricordi di incontri incancellabili, marcano profondamente il nostro modus operandi, forniscono un ulteriore metodo per creare un altro mondo incastonato nel precedente a sua volta contenuto in quello reale.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

sai una cosa Pat? Leggendo questo post, forse sono riuscito a capire in parte "L'Impero della mente" di Linch : )

ps mi è piaciuta la tua frase sulla necessità di vivere tra le diversità per arricchire il nostro "arido animo". Tutti noi non abbiamo un animo immacolato! E certamente non possiamo permetterci di vivere tra "uguali". Sarebbe la nostra fine.

Pat pat ha detto...

La mia è solo un'interpretazione parziale comunque, qui era strettamente connessa alla mia idea di Inland Empire.
La diversità è l'unica ricchezza possibile per il vero significato delle nostre esistenze, tutto il resto è un corollario, credo... o almeno voglio ancora crederci, nonostante i messaggi in direzione opposta che vengono dalla comunità di beceri in cui viviamo.

Anonimo ha detto...

non tutto il resto.
e non dire proprio la "diversità", che finisce per diventare stereotipo opposto e contrario all'uniformismo massificatore.
piuttosto ne farei una questione di emergenza dell'unicità.
perchè io posso essere unica anche indossando i tuoi stessi vestiti o truccandomi come te o mangiando nello stesso ristorante....
che ne dici?
:)
Bibi

Pat pat ha detto...

Bibi sono perfettamente d'accordo, il significato che voglio assumere per diversità è insito nella propria individualità, la forma esterna è poco importante, infatti prendo in riferimento il mio impero interiore, qui si marcano le differenze, nel modo di essere.

Finazio ha detto...

L'immagine metaforica della cucchiaiata nella cioccolata è geniale. Meglio di Lynch, se mi consenti...

Pat pat ha detto...

@fin
è vero la metafora golosa è riuscita meglio, l'altra è stato un flash istantaneo, nulla di più.
...le consento le consento...
@smartphone
thank you for the compliments, i'm trying to vist your blog too, but i can't access the main page, tells me does not exsist.
I will try again