lunedì 21 gennaio 2008

J3


Eventi estivi, grandi manifestazioni, concerti e ritrovi, la stagione estiva è un insieme di tentazioni che fluttuano sulla nostra volontà e la rendono lasciva, variabile, marziana. Tra i tanti eventi ci sono anche quelli che ti tengono lontani dalle persone a cui tieni, rimangono i contatti ma i messaggi ed una voce elettronica non mantengono viva l’immaginazione come una presenza in carne e ossa.

Il tuo era uno di questi eventi l’avevi programmato da tempo e non poteva mancare il consumo di una simile occasione. L’estate è sempre stata per me una eterna fonte di insoddisfazioni, delusioni, debolezze (fisiche e mentali), illusioni e problemi.

Quando sei abituato a mantenere rigorosamente il controllo, per quanto parziale, sulle tue azioni e reazioni, mantieni costantemente un rigore di pensiero e cerchi una coerenza di forma rispetto alle scelte da compiere, sei facilmente vittima di una legittimamente repentina decadenza. Questa si manifesta in modi differenti a seconda delle evenienze, in questo caso si manifestò per la cessione volontaria alle insistenti avances di P., conosciuto poco prima di te ma con il quale tutto si era fermato a piacevoli conversazioni telefoniche, la sua insistenza nel rivendicare il suo legittimo diritto di incontrarmi aveva finito per vincere le mie difese, a patto che nulla potesse accadere (ovviamente), ma tutti sappiamo come sia difficile fermare il fattore O. detto anche T. o più specificamente Testa di C.

La sua era una dialettica schietta, ironica, tagliente e soprattutto molto intelligente, non poteva non coinvolgermi, ho sempre subito il fascino dei cervelli complessi e il suo lo era in toto.

Fondamentalmente era una persona ambigua, con un doppio volto malcelato, trent’anni portati come un adolescente che si alternavano a momenti di estrema serietà e raziocinio, un pazzo sotto molti punti di vista, un satiro o un folletto della foresta dal mio.

Nonostante la mia fermezza nel rivendicare il mio ruolo da quasi occupato, continuavano ad arrivarmi continue frecciate, tante lenze lanciate nello stagno in attesa che il pesce prima o poi abboccasse, fino all’ultima spiaggia la visione panoramica della città dai colli circostanti.

L’estetica prima di tutto, intesa non come romanticismo ma per la sua capacità di coinvolgermi totalmente per potenza del messaggio visivo e per la conseguente reazione emotiva.

In un simile momento venne meno il suolo granitico sui cui poggiavano i miei piedi e mi lasciai trascinare da ciò che mi suggeriva l’emotività d’impatto, la conseguenza fu l’allontanamento e la temporanea rottura dei nostri rapporti , l’inizio di una nuova storia, bislacca, insolita ma importante per i tabù che scardinò.

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