venerdì 15 febbraio 2008

Etica in politca

Questa sera ho visto un interessante dibattito tenutosi ad Annozero, si sono sfiorate le tematiche più disparate e do atto a Santoro di aver lasciato terreno a quella rivoluzionaria della Borromeo…

L’ospite era il terzo, o più precisamente quarto quinto sesto, incomodo tra i due poli, Pierferdinando Casini. Devo concedere al mio, politicamente, nemico naturale di essersi comportato stranamente da moderato vero, nei toni se non altro. Qui almeno, a differenza della corte arcobaleno di Porta a Porta, dove un giullare, appunto di corte, consegna in un piatto d’argento le domande da scegliere per il diretto interessato, si è discusso veramente delle possibili tematiche, senza ipocrisie di sorta, senza le solite strumentalizzazioni. L’unica eccezione, ma c’era da aspettarselo, è stato quel gran gentiluomo di Belpietro che mai dimentica di ricordare ai telespettatori il proprio fair play di stampo basso-padano.

Mi dispiace dover dar ragione ad un uomo come Casini, che politicamente è quanto di più repellente per la mia idea di stato civile, riguardo ad una tematica che a quanto pare spaventa il PD quanto il PDL, l’etica come regola civile. Berlusconi ad un iniziale sostegno ha dovuto sostituire un parziale dissenso alla lista Pro life di Nutellone Ferrara, limitandosi ad indicargli la strada della mozione per la tutela della vita fin dal suo concepimento presso le Nazioni Unite, deve comunque fare i conti con l’ala liberal dell’ex Forza Italia, Stefania Prestigiacomo, Chiara Moroni, e con il neoalleato Daniele Capezzone, insomma con quella parte, sicuramente minoritaria, del suo ex partito e oltre che si riconosce nei valori dello strato laico italiano. Veltroni da parte sua ha minimizzato il problema, come d’altra parte già aveva fatto Franceschini a Ballarò deviando il problema sulla moderazione dei toni, dei temi laici stabilendo che a suo parere non ci dovrebbero essere delle sigle che si fanno portatrici di tali valori, il caro Walter forse si dimentica del fatto che siamo lo stato all’interno del quale si trova lo stato del Vaticano e che le ingerenze del pensiero cattolico fondamentalista si fanno sentire con maggior vigore ogni giorno di più. Anch’egli d’altra parte deve fare i conti con le divisioni che orbitano all’interno del neonato partito che presiede come segretario, quelle tra Barbara Pollastrini e Paola Binetti, tra Massimo D’Alema e Francesco Rutelli e l’elenco potrebbe proseguire a lungo.

È lecito e legittimo che i temi etici entrino in campagna elettorale, diversamente è incivile che diventino vessillo di battaglia, o che fomentino estremismi medievaleggianti come i fatti di Napoli, o l’assurda mancanza di assistenza sanitaria per le donne che decidono di abortire, ma che di fatto vengono messe in condizioni di non poterlo fare per l’esclusiva presenza di obiettori di coscienza presso i pubblici istituti sanitari.

È lecito che tali tematiche entrino nel dibattito politico perché sono giustamente attinenti spesso e volentieri alla quotidianità del cittadino, perché di fatto agiscono sulle nostre libertà individuali e possono impedirci di compiere determinate scelte o di portarci ad una maggiore libertà di scelta.

È lecito che il cittadino consapevolmente possa votare per un determinato schieramento sapendo quali intenzioni abbia riguardo al mantenimento o all’abrogazione della legge 194, agli occhi di ciò che è successo in questi giorni soprattutto, e anche le motivazioni per cui un candidato premier voglia portare avanti determinate scelte politiche invece che altre.

È lecito sapere quali siano le intenzioni di un determinato schieramento o partito rispetto alla necessaria introduzione di nuovi diritti civili, alla discussione sulla possibilità per le persone dello stesso sesso di contrarre il matrimonio o qualsiasi altro tipo di unione civile e perché.

È lecito conoscere le opinioni di questi gran signori rispetto alle libertà individuali, quelle vere, non le libertà intese come puri liberismi appannaggio dell’ex congrega della libertà, ai confini dello stato laico rispetto a quello a scudo crociato che invece potrebbe delinearsi in alternativa.

Di cosa si vuole discutere altrimenti, di come va messo il biscottino sul piattino del caffè? Se a destra o a sinistra della tazzina piuttosto che al centro? Ma mettiamolo direttamente dentro al caffè, una volta fatta la zuppa tutto diventa indistinguibile e interpretabile no?

A cosa porta questa politica inaugurata dal nuovo Veltroni, quello americano del PD, al sistema statunitense delle grandi masse? Quello in cui i politici parlano del nulla? In cui prendono capo e coda li schiacciano facendo grandi plateali e populisti discorsi che colpiscono la gente al cuore dimenticando tutto quello che ci stava nel mezzo? Vogliamo veramente una politica secondo la quale destra e sinistra si confondano su un fondo grigio come sottotoni di esso? Avevamo paura della casta, ma dobbiamo averne ancora di più se i poli si confondono perché allora davvero cominceranno a fare unicamente i propri interessi. Quale democrazia ci viene garantita se non c’è alternativa alcuna ai due grigi dominanti? quale distinguo può fare l’elettore tra chi dice che l’alba è l’inizio di un nuovo giorno e chi invece sostiene che è invece l’inizio della fine del nuovo giorno? È su queste minuzie che si misureranno i candidati premier?

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