domenica 24 febbraio 2008

Risvegli

I risvegli possono rivelarsi a volte terribilmente agghiaccianti, un risveglio mattutino potrebbe coglierti impreparato contemporaneamente per un dettaglio dimenticato ed un avvenimento inaspettato. Il cervello seleziona automaticamente le informazioni da tenere in considerazione e quelle che invece possono essere messe da parte, è sempre una decisione selettiva basata sulla logica del risparmio energetico, la nostra mente ne è un esempio eccelso, si proietta in indissolubili gesti di generosità finchè non arriva il momento di giustificare le proprie mancanze. Le motivazioni alle azioni che compiamo giornalmente sono da ricercare nella complessa macchina strategica che la nostra evoluzione ha perfettamente provveduto a proteggere, sì, una macchina strategica, come altro chiamarla? Un infinito groviglio di fili che si snodano nell’immenso spazio vuoto del pensiero, macchina strategica perché messa in atto in funzione della stessa e propria sopravvivenza. Ultimo livello di pensiero quello legato al fabbisogno individuale, strategia di pensiero o meglio pensiero di strategia.

Il risveglio può essere di diversi tipi, in marcia, la dormiveglia, una banale sonnolenza che ci accompagna verso la meta smaltata di casa nostra, la nostalgia dei ricordi che debitamente abbiamo disordinato durante la notte, la curiosità per i personaggi che abbiamo conosciuto attraverso la nostra immaginazione. Quando soffri d’insonnia il risveglio porta nomi diversi, non è mai lo stesso, in qualsiasi forma esso si manifesti mantiene il retrogusto amaro della linfa vitale consumata da notti intere passate a pensare, momenti di delirio passati alla ricerca dell’oggettività di un contesto in continua evoluzione, lo strangolamento dello stomaco mentre cerchiamo di trovare la differenza tra il prima in via di dissolvimento e il dopo sulla scia dell’apparizione.

Il risveglio dell’insonne porta sulle spalle il peso della propria corporeità ribelle, delle gambe che non ascoltano alcuna volontà di quella che dovrebbe essere la loro autorità di comando, la volontà che normalmente le fa muovere.

Ma quando a chiamarti alla vita quotidiana sono fatti inaspettati arrivano le ali di Mercurio e ti portano dove devi senza alcuna esitazione, sei in grado di presentare al mondo la tua competenza precocemente giornaliera, dimentichi la notte, le altre, la settimana, il mese, la vita.

I nostri sentimenti ci consumano inesorabilmente, soprattutto se non siamo in grado di gestirne la portata di lancio, ci portano a fare l’impensabile ma ci fanno anche dimenticare la vera capacità di sopportazione in qualità di individui.

Quanto potevo trattenere il vulcano che mi stava esplodendo dentro quando hai deciso di non tornare insieme a me? Quanto potevo continuare a far finta di non vedere come stesse male il più grande amore della tua vita? Come potevo non accorgermi del fatto che questo malessere profondo avrebbe trascinato tutto nel suo baratro? Eppure il dovere dell’apparenza doveva continuare a portare i suoi frutti, mai gettare la spugna, arrendersi a sé stessi avrebbe voluto dire darti un altro peso sulla coscienza, il mio peso sarebbe stato insopportabile.

Hai visto brillare i miei occhi, hai sentito il mio abbraccio forte quando, cara gemella, ci siamo salutati, i sussulti sono sopraggiunti subito dopo, trattenuti a pressione e pronti ad esplodere durante il viaggio di ritorno.

Nella solitudine del mio posto di guida non ho più potuto trattenere nulla, il mondo aveva avuto, per una volta, la meglio su di me, ero sconfitto da ciò che stavo provando, la tristezza dell’ignoto mi opprimeva il petto e stringeva le mie budella. Il tramonto che lentamente si delineava all’orizzonte man mano che mi allontanavo da voi lasciava il sapore della paura, la sgradevole sensazione di impotenza verso gli eventi imprevedibili, le novità indesiderate per le quali non muoveresti un dito affinché avvenissero.

Ma ora sto meglio, ora penso che riuscirò a passare anche questo, penso che presto tutto ricomincerà come prima, credo di poter nutrire il mio spirito di nuove speranze da coltivare stavolta da solo, senza l’aiuto di nessun altro, senza l’apporto di chi per me è e rimarrà sempre importante ed indimenticabile.

In questo buio serale vorrei poter dire buona giornata in segno di buon auspicio, per dare senso alla fantasia meravigliosa di un domani possibilmente bello e che possa compensare le sofferenze di ieri.

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